Roma, scoperta una testa colossale nei Fori Imperiali: ma quanto ci sfugge ancora sotto i nostri piedi?

Durante gli scavi condotti in via Alessandrina, nel cuore dei Fori Imperiali a Roma, è riemersa una testa marmorea di grandi dimensioni, raffigurante un volto maschile dai tratti marcati e con capelli fluenti. Il reperto è stato rinvenuto in un deposito stratificato di epoca medievale, all’interno di un’area già nota per la presenza dell’antica Porticus Trisigmentata, nei pressi del Foro di Traiano.
Il ritrovamento è avvenuto nel contesto dei lavori di riqualificazione urbana avviati nel novembre 2024 e finanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). L’intervento, gestito dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prevede anche attività archeologiche preventive, come previsto dalla normativa vigente.


Gli archeologi ipotizzano una statua di epoca imperiale
Secondo le prime valutazioni, la scultura potrebbe essere parte di una statua colossale, probabilmente raffigurante un imperatore o un alto funzionario dell’epoca romana. Tuttavia, l’identità del personaggio rappresentato è ancora oggetto di studio.
Il contesto del ritrovamento — uno strato ricco di materiali reimpiegati nel Medioevo — conferma quanto la zona sia stata soggetta a trasformazioni nei secoli, con frammenti antichi inglobati in costruzioni successive. Gli archeologi della Sovrintendenza stanno conducendo analisi dettagliate per stabilire la cronologia e la provenienza originaria del reperto, che sarà probabilmente sottoposto a interventi di restauro nei prossimi mesi.
Una Testa gigante ai Fori Imperiali: una scoperta importante, ma ancora casuale
Il ritrovamento della testa colossale dimostra ancora una volta la ricchezza archeologica del sottosuolo romano, ma solleva anche interrogativi sul metodo con cui viene oggi gestita la scoperta e valorizzazione di questi beni.
La statua è emersa non a seguito di una campagna di scavo mirata alla ricerca, ma come effetto collaterale di lavori infrastrutturali, dove l’archeologia entra in gioco solo in funzione preventiva, per obbligo di legge.
Questa dinamica, pur formalmente corretta, lascia intendere che molto del patrimonio sommerso della città venga scoperto per caso, o perché interferisce con la modernizzazione urbana, più che per un disegno strategico di studio e valorizzazione continuativa. In una città come Roma, dove la storia si sovrappone in ogni metro quadrato, una pianificazione archeologica sistemica e proattiva risulterebbe non solo auspicabile, ma necessaria.