Roma, svolta in centro e a Prati: addio bancarelle da Trevi e Piazza di Spagna. E arrivano i caldarrostai “hi-tech”
Il messaggio politico è chiaro: nel cuore di Roma il suolo pubblico torna terreno di governo, non di abitudine. Con una delibera attesa da anni, il Consiglio del I Municipio ha approvato il nuovo piano per il commercio su strada che riscrive, pezzo per pezzo, la mappa dell’ambulantato tra Centro storico e Prati. Una seduta fiume, seguita da decine di commercianti, ha chiuso una partita che da tempo divide residenti, operatori e istituzioni su due parole che a Roma pesano come macigni: decoro e lavoro.
Le piazze simbolo “liberate”: dove non ci saranno più banchi
Il piano interviene su circa 1.350 postazioni, indicando 150 banchi ritenuti incompatibili. E soprattutto mette nero su bianco un principio: nelle aree più iconiche e congestionate le bancarelle non avranno più spazio.
Niente più ambulanti a Fontana di Trevi, piazza Pia, piazza di Spagna e piazza Risorgimento. E stop anche in altri punti strategici e ad altissima pressione turistica e commerciale: largo Argentina, piazza Sonnino, l’area davanti a Castel Sant’Angelo, piazza San Giovanni e Santa Maria Maggiore.
Prati cambia faccia: addio bancarelle anche nelle strade dello shopping
La stretta non riguarda solo i “salotti” del Centro, ma colpisce anche Prati e le sue arterie più frequentate. Il piano prevede l’uscita delle postazioni da via Cola di Rienzo e via Ferrari.
Per via Cola di Rienzo, dopo tre delocalizzazioni già avvenute nel 2022, altre cinque bancarelle saranno spostate in via Virgilio. In via Ferrari, nel quartiere Delle Vittorie, le bancarelle verranno indirizzate nel mercato di via Tito Speri. Una scelta che, politicamente, dice molto: meno “occupazione lineare” dei marciapiedi, più concentrazione nei luoghi di mercato.
Il “punto Bolkestein”: la cornice che accelera il riordino
A spiegare il cambio di passo è l’assessore municipale al Commercio Jacopo Scatà, che collega l’operazione al quadro normativo e alle gare: dopo la decisione del Tar del Lazio che ha richiamato l’introduzione definitiva della direttiva Bolkestein, il Municipio ha scelto di definire cosa è “compatibile” e cosa no, preparando il terreno alla pubblicazione dei bandi per assegnare le postazioni ritenute ammissibili.
Nelle parole dell’amministrazione, la riorganizzazione poggia su due pilastri: decoro e tutela del lavoro. Tradotto: riduzione dell’impatto nelle aree più sensibili e, allo stesso tempo, ricollocazioni e nuovi assetti anziché cancellazioni “secche” dove possibile.
Spostamenti mirati: Cipro, Doria, Piazza degli Eroi
Tra i trasferimenti indicati, ci sono quelli delle bancarelle di via Cipro, via Andrea Doria e piazza degli Eroi, che verranno ricollocate in particolare in via Fra’ Albenzio, una strada vicina alla fermata metro e a una casa della salute. Anche qui la logica è netta: spostare i banchi fuori dalle direttrici principali e redistribuire i flussi.
Stop a camion bar e “urtisti” nelle zone calde
Il piano interviene anche su tipologie e comportamenti che da anni alimentano polemiche. È prevista l’incompatibilità dei camion bar e degli urtisti in via della Conciliazione. E viene disposto l’allontanamento degli urtisti anche da via di San Gregorio. Un capitolo che parla direttamente al tema dell’interesse pubblico: gestione dello spazio, vivibilità, pressione turistica, conflitto tra economie “mordi e fuggi” e qualità urbana.
Mercati rionali: tra nuove funzioni e ritorno del “bio”
Non solo strade: il piano rimette mano anche ai mercati. Alcuni esempi indicati: al mercato di Monti saranno autorizzati banchi di tipo sartoriale; al mercato dell’Unità è previsto un banco per la vendita diretta delle aziende agricole comunali; al Trionfale tornano i prodotti biologici; all’Esquilino è prevista l’apertura di servizi anagrafici; a San Saba torneranno ittico, fiori e piante; in via Montebello si prevede la ricollocazione delle postazioni.
E c’è una misura destinata a far discutere: per i 37 banchi di frutta e verdura di Campo de’ Fiori scatta l’obbligo di vendere almeno il 20% di prodotti bio. Un segnale politico: indirizzare l’offerta e usare le regole del suolo pubblico per spingere una certa idea di consumo e filiera.
La “curiosità” che diventa simbolo: i caldarrostai col pannello fotovoltaico
Dentro il piano spunta anche un dettaglio che, a Roma, rischia di diventare iconico quanto controverso: le postazioni dei caldarrostai dovranno dotarsi di un fornello in ferro battuto nero, largo non oltre 60 centimetri, senza fili e alimentato da un pannellino fotovoltaico. Una micro-norma che vale più della sua misura: racconta l’idea di un’ambulantato “ordinato”, standardizzato, compatibile con l’immagine monumentale della città.
Edicole: circa 100 postazioni a bando
Nel pacchetto entra anche il capitolo delle edicole: previste a bando circa 100 postazioni per i giornali. Un punto delicato perché tocca insieme servizio, informazione e trasformazione commerciale: un altro pezzo di città che cambia pelle.
“Tutela della bellezza” e verifica tra un anno
La presidente del I Municipio, Lorenza Bonaccorsi, rivendica il risultato come mantenimento di una promessa: riordino e tutela della bellezza del territorio, garantendo il lavoro. E annuncia una verifica tra un anno.
In sintesi, il piano mette Roma davanti alla sua questione eterna: chi decide cosa è “compatibile” con il Centro storico? Stavolta la risposta è un atto amministrativo che non si limita a spostare qualche banco, ma prova a dettare una linea politica: meno improvvisazione, più regole — e, inevitabilmente, più conflitto su chi paga il prezzo del cambiamento.