Roma, svolta nell’indagine su Diabolik, la Procura “Sul luogo dell’omicidio c’era anche un boss”


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Era il 7 agosto del 2019, poco prima delle 19, quando un colpo di pistola alla nuca mise fine alla vita di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”, storico capo ultras della Curva Nord della Lazio. Un omicidio eseguito con freddezza in pieno giorno, nel cuore del Parco degli Acquedotti, e che ha segnato un punto di svolta nella storia della criminalità romana. Oggi, a sei anni esatti di distanza, l’inchiesta prende una nuova direzione.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, la Procura di Roma ha depositato un ricorso in Corte d’Assise d’Appello che introduce nuovi elementi di prova. Al centro dell’indagine c’è Leandro Bennato, boss di Casalotti e braccio destro di Giuseppe Molisso, a sua volta uomo di fiducia di Michele Senese, ritenuto il vertice della Camorra nella Capitale. I magistrati lo collocano sul luogo dell’agguato nel preciso momento dell’esecuzione.

Il boss e la cella telefonica: svolta nell’indagine sull’omicidio di Diabolik

I nuovi accertamenti si basano sull’analisi dettagliata del traffico telefonico e telematico generato dal cellulare e dalla SIM in uso a Bennato. Gli inquirenti sono riusciti a tracciare gli spostamenti del boss quel 7 agosto del 2019, evidenziando movimenti sospetti in sincronia con quelli dell’esecutore materiale dell’omicidio, l’argentino Raul Esteban Calderon, alias Gustavo Alejandro Musumeci.

Dalle 17:30 alle 18:17, Bennato si trovava proprio nella zona del Parco degli Acquedotti. Il suo telefono risulta connesso alla cella di viale Spartaco 138, una posizione compatibile con via Lemonia, a pochi metri dalla panchina dove Piscitelli fu ucciso. La connessione si interrompe alle 18:47, tre minuti dopo l’orario in cui Diabolik venne colpito mortalmente. Poco dopo, il cellulare aggancia di nuovo la cella compatibile con l’abitazione di Calderon, da cui scompare definitivamente solo dopo le 20:57.

La Procura di Roma: “Non fu un gesto isolato”

Secondo la ricostruzione della Procura, l’omicidio di Piscitelli non fu un’iniziativa isolata, ma un’esecuzione mafiosa pianificata all’interno di un contesto criminale ben più ampio. Il killer, travestito da runner per confondersi tra i passanti, avrebbe agito sotto la copertura di figure criminali di alto livello, capaci di orchestrare vendette e mantenere l’equilibrio tra i clan.

La sentenza di primo grado ha condannato Calderon all’ergastolo, ma senza riconoscere l’aggravante del metodo mafioso. È proprio su questo punto che i pm Francesco Cascini, Rita Ceraso e Mario Palazzi intendono insistere. Il ricorso chiede la riapertura del dibattimento, fondandosi su nuovi riscontri tecnici e intercettazioni che rafforzano l’ipotesi di un omicidio su mandato.

Le intercettazioni e la regia criminale della Roma criminale

Tra gli atti del ricorso figurano diverse intercettazioni che delineano il contesto in cui maturò l’omicidio. In una conversazione del 2 maggio 2019, Natale Bruzzaniti della ’Ndrangheta parla con Emanuele Gregorini, nipote di Michele Senese, confermando il ruolo dominante del clan Senese negli equilibri criminali della città.

Altra intercettazione chiave è datata 8 luglio 2019, appena un mese prima dell’omicidio. Roberto Macori, ex autista di Gennaro Mokbel e vicino a Massimo Carminati, discute con Piero Monti di un ordigno esploso davanti alla sede degli Irriducibili. L’attacco sarebbe stato ordinato da Senese e Molisso per “mettere in riga” Diabolik, colpevole di comportamenti ritenuti inaccettabili.

Infine, un dialogo del 4 settembre 2019 tra Macori e alcuni esponenti calabresi evidenzia come l’omicidio di Piscitelli fosse considerato una punizione esemplare per chi non rispettava le regole economiche imposte dai clan.

I nomi nel mirino dei PM di Roma

Oltre a Bennato, sotto indagine ci sono anche Giuseppe Molisso e Alessandro Capriotti. Quest’ultimo avrebbe attirato Diabolik al parco con un finto appuntamento, incastrandolo nella trappola mortale. I magistrati ritengono che questi tre soggetti abbiano avuto un ruolo diretto nella pianificazione e nell’esecuzione dell’omicidio.

L’indagine, che da anni si muove nei meandri della criminalità organizzata romana, sembra ora aver individuato con precisione i possibili mandanti. La speranza è che la nuova fase del processo, se accolta dalla Corte d’Appello, possa finalmente restituire una verità giudiziaria più completa.

Un’aiuola per ricordare Diabolik in via Lemonia

Intanto, in via Lemonia, a pochi passi dal luogo dell’omicidio, resta un’aiuola curata con fiori e alberelli. Un tributo silenzioso da parte di amici e familiari a Fabrizio Piscitelli, il Diabolik cresciuto nel quartiere Tuscolano, diventato simbolo di un’epoca. E, per molti, di un’illusione perduta.