Roma, tagli ai fondi per la metro C: solo un mese per salvare la tratta piazzale Clodio-Farnesina

Metro C Roma

Contenuti dell'articolo

Roma, un solo mese di tempo. Tanto resta per evitare che la metro C di Roma subisca un nuovo colpo al cuore del suo finanziamento. Almeno per l a tratta piazzale Clodio-Farnesina. Cinquanta milioni di euro – metà del budget previsto per il 2026 – sono scomparsi dalle tabelle della legge di Bilancio. Se non verranno reintegrati entro la discussione della manovra in Senato, il progetto della tratta T1, quella che collegherà piazzale Clodio alla Farnesina, rischia di fermarsi prima ancora di partire.

Dietro quei numeri apparentemente tecnici si nasconde una questione di interesse pubblico cruciale: senza quei fondi non potranno aprire i cantieri, e i tempi di realizzazione – già estenuanti – della metropolitana capitolina subirebbero un nuovo e pesante rallentamento.

Il nodo in Senato e il pressing sul Governo

Il confronto decisivo si sposterà nelle prossime settimane in commissione Bilancio al Senato. È lì che si cercherà di reinserire le risorse mancanti, salvo un intervento diretto di Palazzo Chigi. Le interlocuzioni tra Campidoglio e Parlamento sono già in corso, con contatti costanti per evitare che un errore di pianificazione o una “riprogrammazione”, come la definiscono i partiti di governo, si traduca in un colpo mortale per l’unica grande infrastruttura metropolitana in costruzione.

Il rischio è concreto: senza una copertura finanziaria completa, il commissario straordinario non potrà affidare i lavori per le nuove stazioni Farnesina e Auditorium, previste per l’avvio nella seconda metà del 2026.

Non solo la linea C: in bilico altri progetti strategici

Il taglio dei 50 milioni è solo la punta dell’iceberg. Dietro la partita della metro C si muove un quadro più ampio e delicato che riguarda l’intero sistema delle linee metropolitane romane. In gioco ci sono oltre 1 miliardo e 250 milioni di euro per i prossimi anni.

Gran parte delle risorse dovrebbe finanziare la prosecuzione della linea A – il cosiddetto “prolungamento giallo” – dall’attuale capolinea di Battistini fino a Torrevecchia. Altri 100 milioni serviranno invece per la progettazione della futura linea D, la prima nuova linea metropolitana progettata a Roma dopo decenni, mentre 30 milioni sono previsti per estendere la linea B da Casal Monastero a Setteville.

Senza certezze di bilancio, tuttavia, anche questi progetti rischiano di restare sulla carta, con conseguenze dirette su mobilità, traffico e qualità della vita dei cittadini.

“Riprogrammazione” o taglio vero e proprio?

Sul piano politico, le versioni si scontrano. Da una parte, il Ministero degli Esteri – che ha sede proprio alla Farnesina, dove dovrebbe sorgere una delle nuove stazioni – ha espresso preoccupazione. Il ministro Antonio Tajani ha dichiarato che “l’importante è che non ci siano tagli sulla linea C”, invitando a chiarire la natura della modifica contabile.

Dall’altra, esponenti di maggioranza sostengono che non ci sia alcun definanziamento, ma solo una “riprogrammazione” dei fondi. Tuttavia, i documenti ufficiali raccontano un’altra storia: nelle tabelle della manovra, la voce che indicava 100 milioni per il 2026 ora ne mostra solo 50, mentre nella colonna accanto compare chiaramente la parola “definanziamento”.

Una discrepanza che lascia poco spazio ai dubbi e che alimenta il sospetto che si tratti di un vero e proprio taglio, non di una semplice rimodulazione tecnica.

Le conseguenze per Roma e per i cittadini

Le ripercussioni di un eventuale definanziamento non sarebbero soltanto contabili. Roma rischierebbe di perdere un altro treno – in senso letterale – nel percorso verso una mobilità moderna e sostenibile. Ogni ritardo nei cantieri comporta un aumento dei costi e un peggioramento della qualità del servizio pubblico, già ai limiti per una città da tre milioni di abitanti.

La linea C, iniziata nel 2007, rappresenta il simbolo di una capitale che da decenni rincorre infrastrutture adeguate ma continua a inciampare tra ritardi, revisioni progettuali e stop ai finanziamenti. L’obiettivo di completare l’anello fino a piazzale Clodio sembrava finalmente vicino. Ora, invece, il rischio è di tornare indietro di anni.

Una prova di credibilità per le istituzioni

Più che una questione politica, quella dei fondi per la metro C è una prova di credibilità per le istituzioni. Roma ha bisogno di certezze, non di definanziamenti camuffati da riprogrammazioni. I cittadini chiedono servizi efficienti, cantieri che aprano e chiudano nei tempi, e un piano di trasporto che riduca davvero il traffico e l’inquinamento.

La partita dei 50 milioni non riguarda solo una voce di bilancio, ma il futuro della mobilità nella Capitale. E a Palazzo Madama, nei prossimi trenta giorni, si deciderà se Roma potrà finalmente ripartire sottoterra o se resterà, ancora una volta, ferma in superficie.