Roma, ticket alla Fontana di Trevi, il sindaco di Napoli frena Gualtieri: “Non è la strada giusta”
Roma, Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, entra nel dibattito che da settimane agita la Capitale: l’ipotesi di un ticket per accedere all’area più ravvicinata della Fontana di Trevi. “Io non credo che pagare l’uso di un bene pubblico sia la soluzione migliore”, ha spiegato rispondendo ai giornalisti. Un messaggio politico chiaro: governare il turismo di massa è necessario, ma trasformare l’accesso a uno spazio urbano in un pedaggio rischia di produrre più fratture che soluzioni.
Roma e l’ipotesi dell’ingresso “regolato”
L’idea discussa in Campidoglio, nelle varie ricostruzioni circolate negli ultimi mesi, punta a contingentare i flussi in uno dei luoghi simbolo della Capitale, spesso congestionato. Il punto non è solo tecnico, ma culturale: Fontana di Trevi non è un museo, è una piazza-vetrina della città. E anche se la Fontana è un monumento a tutti gli effetti, l’accesso libero e immediato è parte della sua identità pubblica, del suo “essere Roma” per residenti e visitatori.
Beni comuni, equità e diritto alla città
Il ragionamento di Manfredi tocca un nervo scoperto: fino a che punto si può monetizzare ciò che appartiene alla comunità? Il rischio, nella lettura di molti, è una città a più velocità: chi paga entra, chi non paga resta fuori. Una scelta che, al di là dei numeri, può produrre un effetto simbolico pesante, perché sposta il confine tra bene comune e servizio commerciale. E in una capitale già sotto pressione, la percezione “poco democratica” diventerebbe un problema politico.
Regolare i flussi senza “mettere il tornello”
Manfredi non nega la necessità di governare l’overtourism. Anzi: “Laddove ci siano delle possibilità di regolare i flussi lo faremo”, ha detto, ricordando però che, almeno per Napoli, non c’è “nessun progetto su parti della città a pagamento se non i monumenti”. Tradotto: si può intervenire con sicurezza, decoro, controlli, percorsi e limiti temporali. Ma far pagare l’accesso a uno spazio urbano rischia di confondere la tutela con la tariffazione della città.
Il caso delle date e la marcia indietro
A rendere più incandescente la vicenda è stato anche il tema delle tempistiche. In questi giorni è circolata una data precisa — 7 gennaio — come possibile avvio del ticket. Poi è arrivata la smentita del Campidoglio, con il conseguente rinvio della questione. Un passaggio che conferma quanto il dossier sia politicamente sensibile: perché non riguarda solo il turismo, ma l’idea di Roma che l’amministrazione vuole proiettare, tra gestione dei flussi e difesa dell’accesso libero.
La partita vera: governance del turismo e credibilità istituzionale
Ora la domanda è tutta politica: Roma riuscirà a trovare un equilibrio tra sostenibilità e inclusione senza alimentare una narrazione di “città a pagamento”? La posizione di Manfredi pesa perché arriva dal presidente dell’Anci, cioè da chi rappresenta i Comuni nel confronto con lo Stato. Il tema, infatti, non è solo la Fontana di Trevi: è il modello con cui le grandi città italiane intendono governare i flussi, preservare i luoghi e mantenere credibilità istituzionale senza scaricare il costo sulle persone.