Roma, ‘tifosi’ vandali al Parco delle Sughere: “Svastiche e croci celtiche sono inaccettabili”

Roma, ‘tifosi‘ vandali al Parco delle Sughere: “Svastiche e croci celtiche sono inaccettabili“. Un episodio inquietante si è verificato al Parco delle Sughere, nel quartiere di Bagnoletto, Municipio Roma X. In un’area destinata al gioco dei bambini, alla socialità e al verde pubblico, sono comparse svastiche, croci celtiche e scritte inneggianti a una tifoseria calcistica. Tra queste, anche la frase “Dragona tifa Lazio“, apparentemente riconducibile a ultras laziali, ma geograficamente fuori luogo, visto che il parco si trova a Bagnoletto e non a Dragona.
L’accaduto è stato documentato con una fotografia scattata proprio la sera del 3 giugno, denunciando una grave deriva simbolica che trasforma uno spazio pubblico in un palcoscenico per messaggi di odio.

Un gesto che colpisce la politica di Roma – Municipio X: “Inaccettabile il gesto dei tifosi vandali”
«Con profonda indignazione denuncio pubblicamente un episodio gravissimo avvenuto nel Parco delle Sughere, a Bagnoletto: sono comparse svastiche e croci celtiche, simboli che inneggiano all’odio, alla violenza e a ideologie totalitarie che la nostra società ha il dovere morale di respingere con fermezza».
A dichiararlo è Alessandro Ieva, Capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Municipio Roma X, che ha personalmente documentato l’accaduto con una fotografia scattata nella serata del 3 giugno 2025. «L’odio – aggiunge Ieva – si sta facendo spazio in luoghi che dovrebbero essere sinonimo di verde, gioco e comunità. Non possiamo permetterlo.»
L’azione vandalica dei ‘tifosi’ a Roma – Municipio X
L’azione vandalica va oltre il semplice sfregio: si tratta di un attacco alla convivenza civile e ai valori fondanti della nostra democrazia. L’uso di svastiche e croci celtiche – simboli notoriamente associati al nazifascismo e a ideologie estremiste – non può e non deve essere sottovalutato. In un momento storico in cui si moltiplicano gli episodi di intolleranza, la comparsa di questi simboli in uno spazio pubblico frequentato da famiglie e bambini assume un significato ancora più preoccupante.
Il Parco delle Sughere, come tanti altri polmoni verdi nei quartieri periferici della Capitale, rappresenta un presidio di civiltà e inclusione. Colpirlo con messaggi violenti significa attaccare l’intera comunità locale, che vive questi spazi come luoghi di aggregazione, non certo di propaganda.
L’urgenza di un intervento istituzionale su Ostia e dintorni
L’episodio ha già provocato un primo scossone nelle istituzioni municipali. È stata chiesta un’immediata rimozione dei simboli vergognosi, ma l’allarme lanciato punta soprattutto alla prevenzione. Serve un rafforzamento della sorveglianza del territorio, soprattutto in zone marginali spesso dimenticate dalle istituzioni centrali.
Non si tratta solo di pulire un muro. È necessario un segnale forte da parte dell’amministrazione per riaffermare che Roma non tollera la presenza di simboli che rievocano regimi sanguinari, né la strumentalizzazione degli spazi pubblici da parte di frange violente.
Un clima preoccupante che non va sottovalutato, a Roma ma non solo
Negli ultimi mesi si sono moltiplicati episodi simili in varie zone della Capitale. Scritte inneggianti al fascismo, simboli razzisti, insulti omofobi: il panorama urbano inizia a essere punteggiato da segnali di un disagio che si esprime con violenza e ignoranza.
Nel caso del Parco delle Sughere, la superficialità dei vandali è evidente anche nell’errore geografico: credendo di trovarsi a Dragona, hanno imbrattato un parco di Bagnoletto. Ma l’errore non attenua la gravità del gesto. Al contrario, rivela la disconnessione tra l’atto vandalico e la realtà del territorio, ridotto a semplice sfondo per manifestazioni identitarie che nulla hanno a che fare con la vita reale dei quartieri.
Una risposta necessaria per difendere i valori comuni
L’episodio del 3 giugno non deve rimanere impunito né passare sotto silenzio. Occorre una risposta collettiva, civile ma determinata. Non bastano le condanne di rito: è il momento di un intervento strutturale, che coinvolga le scuole, le associazioni del territorio e i cittadini.
Ogni simbolo d’odio lasciato visibile è una sconfitta. Ogni scritta rimossa, invece, è un passo verso una città più giusta. Bagnoletto non può diventare terra di nessuno. Roma deve difendere ogni angolo del suo territorio, specialmente quelli più fragili. Anche e soprattutto partendo da un parco per bambini.