Roma torna accessibile ai bus turistici: il Campidoglio ‘spinto’ dal Tribunale tratta coi privati, in attesa del bando pubblico

Roma, il Tar del Lazio ha messo un punto fermo – almeno per ora – nel braccio di ferro tra i colossi del trasporto su gomma e il Campidoglio. Con due sentenze ‘gemelle’ depositate il 15 ottobre 2025, la Seconda Sezione del Tribunale amministrativo ha dichiarato “improcedibili ” i ricorsi presentati da due società private contro Roma e la Città Metropolitana. Una formula apparentemente neutra che, letta tra le righe, sancisce la resa dell’amministrazione capitolina e il suo obbligo a riaprire il dialogo con gli operatori del settore. Le società ricorrenti, infatti, hanno rinunciato alle cause lo scorso 8 ottobre, solo dopo aver ottenuto chiarimenti sostanziali e la sospensione del piano di riorganizzazione che avrebbe escluso i bus turistici da aree strategiche come la Stazione Termini. Tradotto: Roma, sotto la pressione del Tribunale, è tornata al tavolo delle trattative coi colossi dei bus privati.
Un passo indietro “necessario” per Roma e il Campidoglio
Il Campidoglio e la Città Metropolitana – entrambi rappresentati dal sindaco Gualtieri – avevano cercato di ridisegnare il sistema dei collegamenti turistici e aeroportuali, spostando i capolinea e limitando l’accesso ai bus Gran Turismo. Un piano ambizioso, presentato come misura di ordine urbano e sostenibilità, ma che si è presto scontrato con la realtà: i ricorsi al Tar dei diretti interessati.

Dopo mesi di contenziosi, il Tribunale ha riconosciuto che le determinazioni amministrative successive al deposito dei ricorsi avevano reso impossibile l’esecuzione del piano. Di fatto, Roma non ha potuto portare avanti lo spostamento degli stalli da via Giolitti e via Marsala – a Termini – al nuovo capolinea di Piazzale Sisto V. Il motivo? La mancata fattibilità logistica e la pressione crescente di un settore turistico paralizzato.
I privati ottengono ciò che chiedevano: confronto e continuità a Roma centro
Le aziende del trasporto privato, che collegano quotidianamente la Capitale con Fiumicino e Civitavecchia, non chiedevano altro che chiarezza e stabilità. Il Tar, pur non entrando nel merito delle politiche urbane, ha di fatto obbligato l’amministrazione ad aprire un canale di dialogo e a sospendere ogni decisione unilaterale.
Fonti vicine al dossier spiegano che la rinuncia ai ricorsi da parte delle società è arrivata solo dopo che Roma ha garantito di non procedere con ulteriori spostamenti o soppressioni di fermate, ivi inclusa alla stazione Termini, senza una concertazione preventiva. In sostanza, i privati restano al loro posto, almeno fino alla pubblicazione – ancora attesa – del nuovo bando pubblico per la gestione dei servizi turistici e aeroportuali.
Il Tribunale “spinge” al dialogo
Non si tratta di una vittoria giudiziaria, ma di un equilibrio imposto. Le due sentenze del 15 ottobre sono quasi identiche: entrambe dichiarano invitano implicitamente le parti a una soluzione amministrativa condivisa.
Dietro il linguaggio tecnico, si legge una precisa volontà del Tar: chiudere un contenzioso che si trascina da mesi, ma al tempo stesso richiamare il Campidoglio al rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione. “Giusti motivi” – scrive il Tribunale – per compensare le spese, riconoscendo che l’impossibilità di eseguire il piano nasce proprio dalle nuove determinazioni della Città Metropolitana. Un modo elegante per dire che l’amministrazione ha dovuto fare marcia indietro.
Il Campidoglio prepara il bando, ma il tempo stringe
Il vero banco di prova ora sarà il bando pubblico per l’assegnazione dei servizi di trasporto turistico. Dopo anni di rinvii e proroghe, la gara pubblica – più volte annunciata e mai pubblicata – rappresenta l’unica via per restituire regole certe a un settore strategico per l’economia romana.
Roma ancora ‘ostaggio’ dei ricorsi
Il doppio verdetto del Tar conferma un dato ormai evidente: Roma continua a gestire la mobilità turistica più nelle aule giudiziarie che nelle sedi politiche. Ogni decisione del Campidoglio finisce impugnata, e ogni riforma viene sospesa o ridimensionata. Il risultato è una città bloccata, dove i bus turistici continuano a circolare in assenza di un piano chiaro, i turisti vengono accolti in aree provvisorie e i residenti subiscono l’impatto del traffico e dell’inquinamento.
A pagare, ancora una volta, sono i cittadini: tra progetti annunciati e mai attuati, ricorsi e sentenze che impongono soluzioni temporanee, Roma appare prigioniera della propria burocrazia.
In attesa di una vera riforma a Roma
La speranza, per ora, è che il nuovo bando – promesso entro l’inizio del 2026 – possa finalmente mettere ordine. Ma finché le decisioni amministrative continueranno a nascere solo dopo un pronunciamento dei giudici, la Capitale resterà ostaggio di un sistema dove la legge sostituisce la politica.
Il Tar ha parlato, i bus tornano a Termini. Roma, spinta dai tribunali, si prepara – forse – a diventare davvero accessibile. Ma servirà più di una sentenza per rimettere in moto la macchina della mobilità turistica. Servirà una visione. E soprattutto, la volontà politica di farla uscire dai verbali di udienza.