Roma, traffico in aumento, +2,1% di auto nel 2024 e +8,6% incidenti: mezzi pubblici sotto accusa

Roma, traffico in tangenziale

Contenuti dell'articolo

Roma continua a muoversi a passo d’uomo. Le ultime rilevazioni dell’Ufficio di Statistica di Roma Capitale, basate sui dati Aci, descrivono una città in costante affanno: nel 2024 sono circolati oltre 2 milioni e 465 mila veicoli, con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente. A crescere non sono solo le auto private, ma anche i disagi. Gli incidenti stradali sono saliti a 13.924, con 17.196 feriti e 134 vittime. Un bilancio che parla da sé, e che mette in luce una verità scomoda: i mezzi pubblici romani non sono riusciti a contenere il traffico. Con un +8,6%.

Metro in affanno e bus fermi ai capolinea

Le promesse di una rete efficiente di trasporto pubblico restano sulla carta. Le tre linee della metropolitana soffrono guasti e chiusure ricorrenti: la Linea B, la più datata, è spesso ridotta a un servizio a singhiozzo per manutenzioni improvvise; la Linea A registra rallentamenti cronici e convogli sovraffollati anche fuori orario di punta. La Linea C, ancora lontana dal completamento, non riesce a decongestionare il centro.
Nel frattempo, i bus dell’Atac arrancano nel traffico come automobili qualunque. In molte zone della città, le corsie preferenziali sono invase da veicoli privati e parcheggi abusivi, vanificando la funzione di un servizio pubblico già fragile. Il risultato è un paradosso: chi vorrebbe lasciare l’auto a casa si ritrova prigioniero di una rete che non garantisce tempi certi, né comfort.

Un parco mezzi vecchio e servizi discontinui

Il vero nodo resta lo stato del parco mezzi pubblico. Più di un autobus su tre ha oltre dieci anni di servizio, con emissioni inquinanti superiori agli standard europei. I guasti meccanici sono frequenti e i tempi di sostituzione lunghi. Le linee periferiche, quelle che dovrebbero favorire il collegamento con le stazioni metro e i grandi hub cittadini, sono le più penalizzate: corse saltate, attese di oltre mezz’ora e mezzi spesso inadeguati.
Il tram, che potrebbe rappresentare un’alternativa sostenibile, resta confinato in pochi quartieri. Le estensioni promesse — da Termini a Vaticano e da Tiburtina a Ponte Mammolo — non sono mai partite. Mentre altrove si investe in mobilità elettrica, Roma resta ferma ai progetti preliminari.

Incidenti in aumento: la città ostaggio del caos

La crescita degli incidenti (+8,6% in un solo anno) riflette una viabilità fuori controllo. A pesare non sono solo le auto private, ma anche la carenza di coordinamento tra i vari livelli del trasporto urbano. Mancano controlli efficaci sulle corsie dedicate, i semafori intelligenti sono ancora un’utopia, e la segnaletica orizzontale spesso è invisibile.
Nel centro storico, la convivenza tra bus, auto, taxi, biciclette e monopattini si trasforma in una giungla di precedenze forzate e manovre azzardate. Le strade strette e l’assenza di controlli costanti fanno il resto. Ogni giorno, nei pressi di piazza Venezia o del Colosseo, si formano code che paralizzano interi quartieri.

Il nodo politico: un piano unitario per la mobilità

L’assenza di una visione unitaria è forse la causa più profonda del disastro. Roma cambia piani del traffico con ogni giunta, mentre la realtà delle strade resta la stessa. Gli esperti chiedono un piano integrato della mobilità che metta insieme bus, metro, tram, sharing e mobilità elettrica, con infrastrutture dedicate e regole chiare.
Senza un sistema efficiente, la città continuerà a crescere su quattro ruote, con costi ambientali e sociali altissimi: smog, incidenti, perdita di produttività e peggioramento della qualità della vita.

Una città che non può più aspettare

Il 2024 segna l’ennesimo campanello d’allarme per la Capitale. Il traffico cresce, i mezzi pubblici arrancano e la sicurezza stradale peggiora. Roma si scopre ogni giorno più lenta, più inquinata e più pericolosa.
Servono scelte coraggiose: investimenti strutturali nel trasporto pubblico, controlli costanti sulla viabilità, e una regia unica che trasformi la mobilità da emergenza a priorità. Perché se non cambia la strada — in tutti i sensi — Roma rischia di restare intrappolata nel suo stesso traffico.