Roma, Tribunale boccia la stretta di Gualtieri sui negozi durante il Giubileo: “Campidoglio condannato a risarcire”

Roma, due sentenze ‘gemelle‘ del Tar del Lazio hanno inferto un duro, durissimo colpo al Campidoglio, per di più in pieno Giubileo, condannato a risarcire due attività commerciali con tre mila euro. Al centro della contesa, gli espositori collocati fuori dai negozi su strade zonal Vaticano, da Viale Giulio Cesare a Via di Porta Angelica. Roma aveva imposto la chiusura di quindici giorni a due attività commerciali accusate di reiterata esposizione di merce su suolo pubblico. Ma i giudici amministrativi hanno ribaltato la linea comunale, annullando sia le sospensioni sia la norma regolamentare che le prevedeva.
La norma contestata dal Comune di Roma
La misura sanzionatoria si fondava sul nuovo articolo 33 del Regolamento di Polizia Urbana, approvato dall’Assemblea Capitolina nel 2023, durante il mandato della Giunta Gualtieri. La disposizione prevedeva la sospensione automatica di quindici giorni per i commercianti recidivi in violazioni come esposizione di merce all’esterno, occupazione di soglia e utilizzo delle pareti esterne per finalità commerciali.

Una norma rigida, introdotta per garantire decoro e sicurezza in vista del Giubileo 2025. Ma il Tar ha dichiarato illegittima la previsione, riconoscendo al Comune di Roma la possibilità di regolamentare le attività, non però di imporre sanzioni così incisive senza una base legislativa primaria.
Il principio di legalità violato
Al centro del verdetto vi è il principio di legalità in materia di sanzioni amministrative, sancito dalla legge 689 del 1981. Secondo i giudici, il Campidoglio ha travalicato le proprie competenze, attribuendosi un potere che spetta al legislatore statale o, in certi casi, al Questore.
Un regolamento comunale non può introdurre autonomamente pene interdittive come la sospensione dell’attività commerciale, essendo strumenti che hanno natura punitiva e limitativa della libertà d’impresa. La pronuncia ribadisce che soltanto una legge può legittimare tali conseguenze, non un atto regolamentare di livello locale.
Due casi identici, un unico verdetto: il Campidoglio e Roma hanno sbagliato
Le due società coinvolte, N. S.r.l.s. di Viale Giulio Cesare e P. A. S.r.l. di Via di Porta Angelica, avevano subito la sospensione per quindici giorni, notificata dall’amministrazione a luglio 2025. Entrambe avevano ammesso l’irregolarità, contestando però la sproporzione della sanzione e, soprattutto, la mancanza di fondamento normativo. Il Tar ha accolto integralmente le loro ragioni, annullando i provvedimenti e condannando Roma Capitale al pagamento delle spese di lite.
Una sconfitta simbolica per il Campidoglio
Il doppio verdetto assume un valore politico e simbolico rilevante. La stretta sugli espositori era stata pensata come misura di rigore per restituire decoro all’area più sensibile della Capitale durante l’anno giubilare. Ma la bocciatura del Tar smonta l’impianto repressivo del Comune, restituendo ossigeno ai piccoli commercianti e ponendo forse un freno alla linea severa voluta dall’Assemblea Capitolina. Non è solo una questione di vetrine e banchi improvvisati: è il principio stesso della divisione dei poteri a essere stato difeso dai giudici.
La cornice giubilare
Il contenzioso si inserisce in un quadro delicato. Il Giubileo 2025 richiama a Roma milioni di pellegrini da tutto il mondo, con la zona vaticana epicentro di un flusso turistico e spirituale straordinario. La Chiesa guarda al decoro e alla sicurezza delle strade che conducono a San Pietro, mentre il Comune tenta di bilanciare esigenze di ordine urbano con le pressioni del tessuto commerciale. In questo equilibrio precario, le sentenze del Tar segnano un punto di svolta, ridimensionando le ambizioni regolatorie del Campidoglio.
Fede, politica e commercio
La vicenda riflette l’intreccio fra fede, politica e interessi economici. Se da un lato il Vaticano reclama un contesto dignitoso per l’accoglienza dei fedeli, dall’altro i commercianti difendono la propria sopravvivenza in un’area strategica, dove il flusso dei pellegrini rappresenta la principale fonte di reddito. Le decisioni del Tar riportano il dibattito su un piano giuridico chiaro: il decoro urbano non può essere imposto attraverso ‘scorciatoie normative‘ che non rispettano la gerarchia delle fonti.
Il futuro delle regole urbane
Ora il Campidoglio dovrà rivedere il proprio impianto regolamentare. Le sentenze impongono una riflessione profonda sulla capacità degli enti locali di disciplinare la vita urbana senza eccedere i confini delle proprie competenze. In vista del Giubileo, la sfida resta aperta: garantire ordine e bellezza senza schiacciare i commercianti sotto il peso di sanzioni illegittime. Un compito arduo, che richiede equilibrio, lungimiranza e soprattutto il rispetto rigoroso dei principi di legalità. In ogni caso, il Campidoglio ha facoltà di ricorrere al Consiglio di Stato, secondo e ultimo grado della Giustizia Amministrativa, contro tali sentenze.