Roma, Tribunale rinvia Atac alla Corte UE: traballa l’affidamento diretto e senza bando da 342 milioni di Gualtieri

Una partita giudiziaria senza precedenti scuote il cuore del Campidoglio. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha messo sotto accusa il maxi-affidamento diretto da oltre 342 milioni di euro pubblici con cui la giunta Gualtieri ha garantito ad Atac, senza gara, il trasporto pubblico romano fino al 2027: TPL e servizio parcheggi per tutta la Capitale. Il Tribunale amministrativo, invece di chiudere la partita, ha scelto di rimettere la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Un rinvio che pesa come una spada di Damocle: se Bruxelles dovesse bocciare la scelta, l’intero impianto degli affidamenti in house di Roma Capitale potrebbe crollare come un castello di carte.
Roma, Atac e gli affidamenti diretti: il Tribunale rinvia alla Corte UE
Il cuore del problema sta nella lunga storia di proroghe che dal 2015-2016 (sindaci Marino, Raggi e Gualtieri) hanno tenuto Atac saldamente alla guida del servizio senza mai aprire il mercato alla concorrenza. Contratti prorogati, rinnovi di emergenza, affidamenti diretti: il copione si è ripetuto quasi senza interruzione, trasformando l’eccezione in regola. La stessa Autorità Antitrust ha denunciato un “consolidamento illegittimo” del monopolio Atac, parlando di scelte prive di reali motivazioni, di valutazioni incomplete e di una gestione passata che ha generato diffuso malcontento tra i cittadini.

La difesa di Roma e Atac: ‘Nessun bando, sì all’affidamento diretto’
Dal Campidoglio a guida Gualtieri-Patanè la linea è stata netta e poi trasformata in atti giudiziari dall’avvocatura comunale: solo l’affidamento diretto – ha spiegato il Campidoglio, in soldoni, ai giudici italiani, per il tramite dei suoi avvocati – consente una gestione coordinata e flessibile di un sistema complesso come il trasporto capitolino.
Atac, società controllata dal Comune, sarebbe – sempre secondo il Campidoglio – l’unico soggetto capace di garantire continuità, universalità del servizio e collaborazione strategica con l’amministrazione? In sostanza: la giunta Gualtieri confermerebbe la linea politica ‘Nessuna gara’, perché il rischio di disservizi e ritardi – sempre secondo Gualtieri e la sua Giunta – sarebbe troppo alto. Roma Capitale e Atac hanno così difeso a spada tratta la legittimità della loro scelta. Ma è davvero così? Ovviamente ‘No’, secondo l’Antitrust.
Roma, il nodo giuridico di Atac alla prova di Bruxelles
La questione non è di poco conto. Il regolamento europeo del 2007 consente l’affidamento diretto a operatori interni. Ma la normativa italiana più recente impone un obbligo assoluto di “motivazione rafforzata”: gli enti locali – quindi anche il Comune di Roma – devono spiegare perché preferiscono l’in house invece del mercato, dimostrando benefici concreti per qualità, costi e investimenti.
Ed è proprio questa sovrapposizione di regole che ha spinto il Tar a chiedere lumi a Bruxelles: l’Italia può davvero porre vincoli ulteriori rispetto al regolamento UE? Oppure l’affidamento diretto deve essere considerato pienamente legittimo senza obblighi aggiuntivi?
Atac, il colosso economico sotto osservazione (insieme alla politica del Campidoglio)
In ballo non ci sono solo principi giuridici, ma anche cifre colossali. Il Comune di Roma ha già messo sul piatto centinaia di milioni di euro per proroghe e contratti transitori. Oltre 240 milioni solo per coprire il servizio fino a luglio 2024, seguiti da altri 240 milioni per arrivare a dicembre. Senza contare i quasi 20 milioni l’anno per la gestione della sosta tariffata e dei parcheggi. Un fiume di denaro pubblico che finisce, senza gara, nelle casse di una società più volte criticata per inefficienza e ritardi cronici.
La posta politica per Gualtieri, Patanè, ma soprattutto Roma e i romani
Per il sindaco Roberto Gualtieri la questione è esplosiva. Il suo affidamento blindato ad Atac rappresenta una delle scelte più rilevanti della sua giunta per Roma oltreché l’ossatura dell’intera strategia sulla mobilità e parcheggi. Ma la decisione del Tar mette tutto in discussione. Se la Corte UE dovesse bocciare l’affidamento diretto, l’amministrazione sarebbe costretta a correre ai ripari, con possibili bandi internazionali e l’apertura del mercato a concorrenti privati. Uno scenario che ribalterebbe anni di gestione e che potrebbe aprire una nuova fase nel trasporto pubblico romano.
Roma e i romani tra disagi e speranze
Intanto, i romani restano spettatori paganti di una partita giocata nelle aule di tribunale. Autobus in ritardo, metropolitane spesso ferme, manutenzione al minimo: la qualità del servizio continua a pesare sulla vita quotidiana di milioni di utenti. L’Antitrust parla apertamente di “diffusa insoddisfazione e sfiducia”, e i dati sulle performance di Atac, tra corse soppresse e guasti, lo confermano. E una eventuale decisione europea potrebbe segnare una svolta, imponendo regole di mercato e trasparenza dove per anni hanno regnato proroghe e affidamenti senza gara.
L’attesa del verdetto
Ora tutto è sospeso. La parola passa a Lussemburgo, dove la Corte di Giustizia sarà chiamata a decidere se l’Italia abbia ecceduto nel pretendere motivazioni rafforzate o se, al contrario, sia proprio quella la via per garantire concorrenza e qualità nei servizi pubblici locali. Una decisione che non riguarda solo Roma e Atac, ma l’intero sistema degli affidamenti in house in Italia. Nel frattempo, il maxi-affidamento da 342 milioni di euro traballa, e con esso la credibilità di un modello gestionale che, da decenni, mostra tutte le sue crepe.
