Roma, uccise la 17enne Michelle Causo: l’assassino torna sui social e annuncia un disco

Roma, 18 giugno 2025, due anni dall’omicidio della giovane Michelle Causo, l’assassino è tornato a far parlare di sé. Lo ha fatto nel modo più inaspettato e controverso: attraverso i social. Il ragazzo – oggi maggiorenne ma all’epoca minorenne – ha pubblicato un post in cui annuncia l’uscita di un disco dal titolo “Dietro le sbarre”. La notizia è stata rilanciata dal portale Welcome to Favelas, che ha immediatamente acceso i riflettori sull’inquietante episodio.
Roma, scoppia la polemica in rete
La reazione degli utenti non si è fatta attendere. In appena due ore, migliaia di commenti hanno invaso il post. C’è chi esprime rabbia, chi incredulità, chi chiede giustizia. Tutti uniti da un senso comune di sgomento.

Il messaggio veicolato online dall’assassino ha colpito nel vivo una comunità ancora segnata da quel delitto efferato. Il clamore è stato tale da suscitare interrogativi profondi sul sistema carcerario e sulla possibilità che un detenuto possa usare liberamente internet e strumenti digitali per autopromuoversi.
L’omicidio di Michelle Causo
Michelle Causo, 17 anni, fu uccisa il 28 giugno 2023 a Primavalle, quartiere popolare della Capitale. Il suo corpo venne ritrovato dentro un carrello della spesa, abbandonato in strada. Il colpevole, un coetaneo allora sedicenne, fu arrestato poche ore dopo.
Secondo le ricostruzioni, l’omicidio fu il culmine di un gesto brutale e premeditato, privo di apparente movente. Il caso scosse profondamente l’opinione pubblica, riportando al centro del dibattito la questione della violenza tra giovani e il disagio sociale nelle periferie urbane.
Il disco “Dietro le sbarre”
Il titolo del disco annunciato – Dietro le sbarre – suona come una provocazione. Il giovane, dal carcere, fa sapere di aver scritto brani durante la detenzione. Non è chiaro se intenda pubblicarli in modo autonomo o attraverso canali di distribuzione musicale ufficiali.
Ancora più inquietante è la domanda che molti si pongono: chi gli ha fornito accesso a un profilo social? E in che modo ha potuto registrare o promuovere contenuti musicali?
Dubbi sul sistema penitenziario minorile
Il caso solleva nuovi interrogativi sul controllo esercitato nelle strutture detentive. È lecito che un condannato per omicidio possa comunicare con l’esterno in questo modo? E se sì, chi vigila sul contenuto dei messaggi diffusi?
Il fatto che un detenuto possa annunciare un prodotto discografico fa emergere il rischio di una spettacolarizzazione del crimine. E getta un’ombra sul funzionamento della giustizia minorile, già spesso criticata per la sua presunta indulgenza.
La memoria della vittima
Nel caos mediatico che è seguito al post, il dolore per Michelle rischia di passare in secondo piano. A due anni dalla sua morte, la sua memoria viene ancora una volta violata. Non con atti, ma con parole e gesti digitali che feriscono. La famiglia, già provata, si trova di fronte a un nuovo dolore: vedere il nome della figlia trascinato nel circo social da chi le ha tolto la vita.
Un vuoto normativo da colmare
L’intera vicenda mette in luce un vuoto normativo. L’uso dei social da parte dei detenuti, soprattutto nei casi più gravi, resta una zona grigia. La giustizia non si limita alla sentenza: include anche il rispetto per le vittime. E oggi, di rispetto, ne è rimasto ben poco.