Roma, via al maxi recupero dell’ex Snia: i ‘Verdi’ si ‘rimangiano’ il ricorso al Tar presentato per fermare il Campidoglio

Roma, via al maxi recupero dell’ex Snia: i ‘Verdi’ si ‘rimangiano’ il ricorso al Tar presentato per fermare il Campidoglio. Ha il sapore di una sorta di ‘pax elettorale‘ in vista delle elezioni amministrative capitoline del 2027 il silenzio politico e mediatico assordante che avvolge la fine della lunga e dura battaglia legale e politica avviata dai ‘Verdi‘ circa due anni fa per salvare il destino dell’ex Snia Viscosa, lo storico complesso industriale abbandonato nel cuore di Roma Est. Un gioiello ecologico di dimensioni nazionali.
Dopo due anni di proteste politiche roboanti, sbarcate in aula Giulio Cesare, ricorsi giudiziari preannunciati a mezzo stampa e mobilitazioni sotto al Campidoglio, con la presenza di personaggi internazionali del mondo delle proteste verdi, proprio i ‘Verdi‘ che avevano promosso la battaglia, anche giudiziaria, contro la ristrutturazione del plesso industriale, hanno ritirato, ma in silenzio, il loro ricorso al Tar del Lazio che avevano presentato il 10 marzo 2023.

Roma, al via il maxi recupero dell’ex plesso Snia Viscosa
Il Tribunale amministrativo ha preso atto della doppia rinuncia dei ‘Verdi‘ (del 16 maggio, poi ribadita ancora una volta il 20 maggio, come risulta dalle carte che ci ha consegnato qualche ambientalista). È su questi presupposti che il Tar del Lazio, con una sentenza emessa ieri 23 maggio, ha dichiarato il ricorso “improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse”.
Cosa significa? Che all’ex Snia Viscosa partono le ruspe, come stabilito da un permesso di costruire di fine 2022 rilasciato dagli uffici tecnici capitolini. Con il via libera politico della Giunta Gualtieri e, in particolare, dell’assessorato all’urbanistica guidato ora dal pieddino Maurizio Veloccia. Un permesso di costruire che prevede il recupero dell’intera area industriale.
Fine della mobilitazione ecologista pro-ex Snia? Dalla guerra alla… pax politica
La vicenda affonda le radici a fine 2022, quando il Comune di Roma – sotto la giunta Gualtieri – rilasciò un permesso di costruire (n. 213/2022 del 18 novembre) alla società P. 1978. L’obiettivo: avviare un importante intervento di recupero urbanistico dell’area che comprende anche l’area immediatamente limitrofa al lago Bullicante.
Un’oasi naturale formatasi spontaneamente nel sito dismesso, oggetto di tutela regionale. Un progetto che da subito ha incontrato l’opposizione dei consiglieri capitolini Alessandro Luparelli, Michela Cicculli e Nando Bonessio, esponenti di Europa Verde e Sinistra Civica Ecologista, decisi a trasformare l’ex Snia in un’estensione del Monumento Naturale già istituito su parte di quell’area anni addietro.
Roma difende l’ex Snia, una battaglia politica, prima ancora che legale
Gennaio 2023 ha visto il culmine della mobilitazione: marce sul Campidoglio, appelli pubblici e un vasto fronte ambientalista fomentato dai ‘Verdi’, si sono uniti contro quello che definivano “l’ennesimo scempio urbanistico targato PD”, così lo avevano definito a mezzo stampa e nelle campagne social.
Accanto ai ‘Verdi’, anche attivisti locali oltreché nomi di rilievo dell’ambientalismo internazionale, come Vandana Shiva, l’attivista green di fama internazionale. Ma al di là delle proteste di piazza, il fronte si è poi compattato in un ricorso ufficiale presentato al Tar – per l’appunto – il 10 marzo 2023, firmato da numerose realtà ecologiste: il Forum Territoriale Parco delle Energie, Legambiente Nazionale, l’associazione A Sud e altri.
La ritirata dei ‘Verdi’ in silenzio, un silenzio assordante
Proprio queste stesse realtà hanno però scelto di ritirarsi dalla partita giudiziaria. Due atti di rinuncia, depositati rispettivamente il 16 e il 20 maggio 2025 dagli avvocati delle associazioni ricorrenti, hanno sancito la fine del contenzioso.
Il Tar ha quindi chiuso la questione, condannando, tra l’altro, i ricorrenti al pagamento delle spese processuali per un totale di 4.000 euro (2.000 euro ciascuno), da versare al Comune di Roma e alla società P. 1978.
Restano i dubbi sul futuro di quel gioiello di Roma est
Se la battaglia legale è conclusa, resta ancora un grande punto interrogativo: quale sarà la destinazione finale dell’area urbanistica recuperata? Nessuna comunicazione ufficiale ha chiarito questo punto. Il maxi recupero dell’ex Snia sarà a uso residenziale, commerciale o industriale? Al momento il mistero resta intatto. Quale sarà il destino del maxi plesso? L’amministrazione capitolina non ha fornito dettagli né un piano urbanistico trasparente, e un ulteriore giudizio parallelo sembrerebbe ancora pendente sulla destinazione del plesso stesso. Nessuna informazione nemmeno dai ‘Verdi‘.
Il timore – paventato in passato dagli attivisti – è che l’area, attualmente considerata un polmone verde urbano grazie alla presenza del lago Bullicante, possa essere trasformata in un plesso residenziale e commerciale, senza adeguata partecipazione pubblica né salvaguardia ambientale.
Il “partito del cemento” di Roma torna sotto accusa?
Per molti ambientalisti, ancora arrabbiati, il ritiro del ricorso è vissuto come una resa amara. Il Partito Democratico, accusato in passato dai ‘Verdi’ in passato di promuovere politiche urbanistiche favorevoli ai costruttori, esce rafforzato da questa vicenda. Le parole d’ordine dei Verdi – trasparenza, partecipazione, tutela ambientale – sembrano affievolirsi davanti questo improvviso “cambio di punto di vista”. Resta da vedere se la società incaricata dal Comune rispetterà o meno l’equilibrio naturale dell’area.
Per ora, l’unica certezza è che i cantieri potranno aprire senza più ostacoli legali. E che probabilmente l’ipotesi Gualtieri bis potrà godere – il condizionale è d’obbligo – del sostegno politico anche dei ‘Verdi’ che avrebbero deciso ora di accendere le ruspe e spegnere il loro ricorso.

