Rotondi a Colleferro: “La Regione Lazio al lavoro per scongiurare le aggressioni ai sanitari negli ospedali”

infermiere aggredito

“Posto della Polizia di Stato all’Ospedale ‘Parodi Delfino’. Questa mattina insieme al direttore generale della Asl Rm. 5 dottor Filippo Coiro, che ringrazio per l’invito, ho preso parte all’attivazione del presidio di PS. all’interno del nosocomio di Colleferro, con il quale sarà garantita la sicurezza del personale sanitario e dei pazienti. Prosegue in collaborazione con le Forze dell’Ordine e le Asl il lavoro della Giunta Rocca per predisporre adeguata vigilanza negli ospedali del Lazio, al fine di scongiurare aggressioni fisiche e verbali a medici e infermieri, registrate purtroppo con allarmante frequenza, nonché comportamenti illegali e danni alle strutture”. Così in un comunicato Marika Rotondi, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia.

La denuncia dell’Ordine dei Medici

E il problema delle aggressioni a sanitari negli ospedali è di strettissima attualità. “Crescono le aggressioni ai medici e ai sanitari. La sensazione è che la legge 113 del 2020” in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni “non è applicata e gli effetti di deterrenza che avrebbe dovuto avere sulla popolazione non ci sono. Aumentate le pene per scoraggiare le aggressioni, ma non c’è al momento una condanna. Se una persona sa che può prendere 16 anni di carcere forse ci pensa due volte prima di alzare le mani. La legge per essere efficace deve essere applicata e non lo è”. Lo dice all’Adnkronos il presidente della Fnomceo, Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli.

Il livello di aggressività è molto alto

L’ultima violenza in un ospedale a Palermo dove un primario è stato colpito con un tirapugni da un paziente che pretendeva la prescrizione di un farmaco. “Solo in Puglia – ricorda Anelli, presidente dell’Omceo di Bari – le aggressioni verso gli operatori sono aumentate del 50% con punte del 60-70% in pronto soccorso”. “Nella prassi quotidiana ogni aggressione deve essere segnalata all’autorità giudiziaria che poi fa partire le indagini e il processo – spiega Anelli -. Ma constatiamo che i medici e le aziende sanitarie non denunciano e i medici che lavorano nei pronto soccorso spesso non conoscono la legge. La sensazione è che il livello di aggressività sia molto alto, l’appello che faccio è di denunciare anche uno spintone o una aggressione verbale”.

C’è anche il problema dei risarcimenti

Altro punto che latita è quello dei risarcimenti, “se c’è una violenza contro un operatore deve esserci anche un risarcimento – evidenzia Anelli -. I sindacati dovrebbero farsi carico di questo punto con le direzioni, il sistema deve pagare per le aggressioni”. In caso di aggressioni la legge stabilisce sanzioni fino a 5.000 euro e pene fino a 16 anni di reclusione. Sono previsti protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi. Il 12 marzo si celebrerà la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, prevista proprio dalle legge 113.

(Foto: Nurse24.it)