Sabella sul caso Bonafede: scarcerati anche boss arrestati da me… (video)

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Tutto crolla intorno al ministro Alfonso Bonafede. Dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto Fulvio Baldi, dimessosi giovedì, il ministro grillino rimane saldamente ancorato alla sua poltrona. Alfonso Sabella, già magistrato anti-mafia nella stagione di Falcone e Borsellino, assessore alla Legalità della giunta di Ignazio Marino e oggi magistrato al Tribunale di Napoli, commenta la vicenda. Della questione Di Matteo-Bonafede in particolare Sabella ha parlato con Enrico Pazzi, nella sua trasmissione su Porno Politika. Il magistrato ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche tra Bonfafede e Di Matteo.

Sabella amareggiato per le scarcerazioni

“Si è trattato di un difetto di comunicazione tra Di Matteo e Bonafede, che ha offerto un posto a Di Matteo ancora prima che fosse sicuro di farlo. Che abbia cambiato idea per pressioni mafiose è da escludere categoricamente”, dice Sabella, “è un concetto che non posso accettare”. Però si dichiara perplesso sulle scarcerazioni dei boss. “Ciò che è avvenuto lascia sgomenti. Sul piano umano mi fa una rabbia incredibile. Ho saputo che sono usciti anche boss che avevo fatto arrestare io tanti anni fa, che hanno fatto cose terribili, come uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo. La pandemia ha reso evidenti le lacune del nostro sistema penitenziario, di cui non si parla mai. Il problema carceri viene affrontato in questo Paese sempre con superficialità”.  Così il magistrato ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus.

Il magistrato: le correnti abbassano la credibilità

Ma sulle dimissioni di Baldi ieri ha aggiunto altro. “Io sono uno dei pochissimi magistrati che ha un minimo di notorietà, forse l’unico, che non fa parte della magistratura associata, che rifiuta la logica correntizia e che sostiene che prima si abolisce questa ignominia e meglio è”. “Il problema – spiega Sabella – è che in questo sono isolatissimo, ma tutto ciò abbassa notevolmente il nostro livello etico. Io parto dal presupposto che il livello etico della magistratura deve essere elevatissimo. E invece, purtroppo, il sistema correntizio e questa logica incomprensibile che lega il Csm alle correnti, determina una perdita di etica e una perdita di credibilità da parte della magistratura. Io sono un sostenitore della superiorità etica del magistrato, nel senso che nel momento in cui tu magistrato sei chiamato a giudicare altri essere umani, devi essere eticamente inattaccabile. E purtroppo non è così”.

Sabella: continuiamo a mettere la polvere sotto il tappeto

Per Sabella, dunque, “continuiamo a mettere la polvere sotto il tappeto, senza capire che ormai, anche se quando l’ho detto una volta a Marsala i miei colleghi hanno smesso di rivolgermi la parola, il Re è nudo, e non possiamo più tirare la corda. E assolutamente indispensabile scogliere le correnti o comunque, se si vogliono lasciare in vita, trovare un meccanismo affinché non condizionino il Csm. Noi dobbiamo salvare il ruolo costituzionale del Csm, che in questo momento purtroppo è dominato da altre logiche”.