Sul salario minimo orario rischia pure l’opposizione

Salario minimo opposizione

L’opposizione un tema lo ha indovinato: è riuscita a far diventare centrale la questione del salario minimo. È dall’inizio dell’estate che le minoranze hanno sottoscritto una proposta di legge unitaria – tranne Italia Viva – che attende risposta dalle forze di maggioranza.

Anche se questo non ribalta il consenso del governo, è comunque una mossa popolare che ha costretto l’esecutivo ad occuparsene. Chissà quanti immaginano una reazione a catena per gli stipendi meno ridotti: ma c’è chi paventa invece una riduzione degli impieghi, anche se certamente una soluzione va trovata.

Salario minimo, l’opposizione rischia

Alla fine è diventato centrale il CNEL, organo costituzionale, oggetto di contumelie dalle minoranze perché a quanto pare scettico su una legge da approvare. E tra l’altro all’interno dell’organo presieduto da Renato Brunetta ad essere diviso è il sindacato: Cgil e Uil sono dall’altra parte rispetto alla Cisl, più dialogante.

In questo mese si capirà, forse, se sarà introdotto in qualche misura il salario minimo orario, che l’opposizione vorrebbe a nove euro lorde. Il problema è capire quali effetti avrebbe anche sulle imprese una misura introdotta per legge sulla contrattazione collettiva. La prima domanda è: una paga base fissata per legge non potrebbe comportare una corsa al ribasso degli stipendi già oggi superiori ai 9 euro orari?

Il clima si incendierà a partire da giovedì, quando il CNEL ufficializzerà il proprio parere: sarà la legge di bilancio la sede adatta a risolvere la questione del salario minimo?

Quali potrebbero essere le conseguenze

La strada legislativa non convince tutti, anche perché già oggi la contrattazione collettiva copre il 95 per cento dei lavoratori italiani. Al CNEL le voci maggioritarie affermano che semmai va rafforzata la contrattazione collettiva. Vedremo con quali e quante risorse.

E c’è chi dubita che la battaglia dell’opposizione sul salario minimo potrebbe in realtà offuscare quella – che riguarda milioni di dipendenti – sul rinnovo dei contratti nazionali che sono fermi al palo da troppo tempo. Occhio a non sbagliare e a non illudere i poveri e non solo loro. I rischi sono anche per l’opposizione.