San Filippo Neri al collasso, pazienti nella sporcizia. Morto anche un infermiere (video)

san filippo neri

Non mostra un cadavere come il video drammatico dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, ma quello che sta circolando sui Social, in queste ore, fa paura. L’ospedale romano San Filippo Neri è arrivato al punto di collasso.

Il video di un malato dalla tenda dell’ospedale

Un paziente ha documentato dalla tenda allestita fuori dai padiglioni del nosocomio, la condizione in cui si viene accolti. Sporcizia, urina in terra, una branda messa come nel più degradato degli accampamenti.

«Aghi, siringhe e pipì. Io, in teoria, dovrei dormire qua», commenta l’uomo documentando con il suo smartphone le condizioni del suo giaciglio. A terra, inquadra un ago sporco di un’analisi effettuata, una siringa intrisa di sangue, una vasta chiazza di urina. Il tutto ai piedi della sua branda. In un altro video, registra le immagini di una enorme blatta che imperversa ai suoi piedi. Nella stessa tenda, altri tre pazienti, in condizioni drammatiche. Ma quando arriva, finalmente, in una stanza le condizioni igieniche sono altrettanto drammatiche.

Chi era Lucianone, il gigante buono del San Filippo Neri

Il video shock dal nosocomio romano è del 9 novembre. È di ieri, invece, la notizia della morte di una infermiere, contagiato dal Covid proprio al San Filippo Neri. «È con profondo cordoglio – ha scritto la Direzione Aziendale dell’Asl Rm1 – che partecipiamo la scomparsa di Luciano Quaglieri, infermiere del pronto soccorso del San Filippo Neri. Il nostro saluto d’addio è per un professionista riconosciuto da tutti per l’impegno e la dedizione al suo lavoro. Esprimiamo sincera partecipazione e vicinanza con affetto alla famiglia, certi di interpretare il sentire di tutta la comunità aziendale».

L’infermiere, che aveva 48 anni, era noto a tutti come Lucianone. Era alto quasi due metri ed era conosciuto come il gigante buono del San Filippo Neri. «Il Nostro Lucianone non ce l’ha fatta –  ha scritto sui Social il neurochirurgo Shahram Sherkat – Un dolore scellerato ci ha investito tutti. Non ho più parole. Piango un amico che non avrò mai conosciuto abbastanza. Spero nella gratitudine delle migliaia di pazienti che questo uomo ha assistito».

 

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