Sangiuliano: il Maggio Fiorentino? Lo salveremo, ma vogliamo sapere chi lo ha indebitato così…

“Ci si chiede di concorrere al salvataggio, di contribuire, con i soldi degli italiani, a evitare situazioni disastrose per l’ente e i suoi lavoratori, che pagano un prezzo senza aver alcuna colpa. La responsabilità verso una prestigiosa istituzione culturale ci costringono a dire che il Maggio non può morire, che questa storia così nobile, al netto degli ultimi anni, non può finire così”. Lo dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, su “QN – Quotidiano Nazionale”, sul bilancio economico negativo della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Il commissario Onofrio Cutaia, nominato da Sangiuliano, “dopo le note e non edificanti vicende ha accertato l’esistenza di un buco di bilancio di quasi 9 milioni di euro, 6 milioni prodotti nel 2022 e 3 nel 2023 e ha disposto immediatamente una serie di tagli”, ricorda il ministro.
Sangiuliano: accertare le responsabilità passate
Scrive Sangiuliano: “Tuttavia, per il rispetto che dobbiamo agli italiani, un intervento del ministero non può prescindere da un’operazione preventiva di chiarezza. Occorre un accertamento puntuale delle responsabilità passate, di chi amministrava e di chi doveva vigilare. E poi, soprattutto una rifondazione del Maggio su basi di efficienza manageriale, valori culturali e trasparenza amministrativa. Questa istituzione e la città meritano la nostra cura ma il tema non è quello delle risorse che si troveranno, bensì, quello della qualità della governance e la prospettiva del futuro”. “L’intervento finanziario – chiarisce il ministro – va accompagnato con un progetto chiaro e definito, che nel rispetto delle leggi, assicuri l’equilibrio necessario tra la qualità dell’offerta e la sostenibilità economica del Teatro, per dare un futuro di stabilità al Maggio.

Il Maggio Fiorentino nacque nel 1933
A queste condizioni il Ministero non si sottrarrà a fare la sua parte, a tutela dei lavoratori, in aiuto di Firenze e in difesa del valore culturale del Maggio”. Il Maggio Fiorentino, come si ricorderà, fu istituito nel 1933 dall’allora federale fascista di Firenze, Ridolfi Vay da Verrazzano, dal maestro Vittorio Gui e dalla Medaglia d’Argento Carlo Delcroix, che ne fu il primo presidente, su impulso di Alessandro Pavolini. Dopo aver sottolineato che Firenze è “una città simbolo della nostra identità nazionale”, il ministro evidenzia che “i destini del Maggio Fiorentino sono a cuore a chiunque ami la cultura e con essa la musica”. Ma non si può sottacere, avverte Sangiuliano, che “mentre le altre fondazioni lirico-sinfoniche, nello stesso periodo, chiudevano in pareggio, se non in attivo, i loro bilanci”, il Maggio accumulava un ingente buco di bilancio.
Come è stato possibile giungere a questo?
“Ora si chiede al ministero un intervento per concorrere al salvataggio finanziario del Maggio. Però facciamoci alcune domande, senza personalizzazioni polemiche, ma con il rigore che si richiede a chi amministra la cosa pubblica – scrive Sangiuliano -. Come è stato possibile accumulare tali debiti? Ci furono scelte sbagliate? Magari la realizzazione di opere troppo costose? Una mancata lungimiranza? E il Consiglio di Indirizzo cosa faceva? Perché non è intervenuto quando si è reso conto di una situazione insostenibile? E perché non ha assunto decisioni prima? Perché non ascoltava quelle rare voci che facevano mettere a verbale dubbi e rilievi? Bisognava assecondare una narrazione retorica di un mondo magnifico di fasti a Firenze? Dopo essermi insediato, questo ministero si è reso conto della situazione commissariando il Maggio”.