Sanità, è l’estate peggiore: Pronto Soccorso allo stremo, pochi operatori, giù la qualità

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Gli addetti ai lavori la definiscono la peggiore estate da quando esiste l’emergenza-urgenza. “I pronto soccorso italiani sono allo stremo e la ragione è chiara. Le richieste superano di gran lunga le possibilità di risposta”. Lo indicano le ultime rilevazioni a campione della Società italiana di medicina d’emergenza urgenza (Simeu). Incremento dei pazienti + diminuzione degli operatori = aumento esponenziale delle attese di ricovero, risorse umane in esaurimento, diminuzione della qualità di servizio”. Rispetto all’anno scorso gli accessi al pronto soccorso mediamente aumentati di circa il 20%. Sono 600 “i medici dell’emergenza e urgenza che nel 2022 hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso, al ritmo di circa 100 unità al mese. E sono 4.200 i medici che mancavano nei pronto soccorso nelle rilevazioni dello scorso novembre”.

Nel Lazio aumentati gli accessi ai Pronto soccorso

Il 20% di aumento degli accessi al pronto soccorso “sono dati medi che ci provengono da una rilevazione a campione sul territorio nazionale. In realtà alcuni colleghi riferiscono di situazioni anche peggiori”, informa il Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu e responsabile del rapporto con le Regioni. “Nel Lazio, per esempio, nella giornata del 22 luglio scorso risultava preso in carico un cittadino ogni 1.325 abitanti. Sono numeri impressionanti, da maxi emergenza”. Anche il numero di pazienti che rimane a lungo in pronto soccorso in attesa di ricovero – il boarding – aumenta con le stesse proporzioni. “L’Italia registra un numero reale di posti letto/abitante insufficiente. Non solo lunghe, irrisolvibili attese ma anche impossibilità oggettiva di rispondere adeguatamente a tutte le necessità dei pazienti”, spiega il Simeu.

Per i sanitari i carichi di lavoro aumentati del 50 %

Sommando le cause, gli operatori subiscono un incremento dell’intensità, del carico di lavoro personale non inferiore al 50% rispetto al 2021. Che però in questo stesso periodo non registrava né un’ondata di Covid né una simile e persistente ondata di calore. “Come sempre il primo problema sono le necessità non soddisfatte dei pazienti che, ancora una volta, sono quelli più fragili”, afferma Antonio Voza, segretario Simeu nazionale. “Ma anche la condizione degli operatori ha ormai da tempo superato il limite della sostenibilità. Indistintamente da nord a sud”. E se sono 4.200 i medici mancanti. “La situazione degli infermieri è meno quantificabile ma certamente le carenze non sono inferiori. Il rapporto infermiere paziente in un pronto soccorso è di circa 1 ogni 20 assistiti.

Molti infermieri hanno paura e pensano di andarsene

E poi i parenti lamentano che i loro cari, nelle lunghe attese, non ricevono sufficiente cibo, acqua, assistenza ordinaria oltre che medico-infermieristica. E spesso manifestano questo sgomento in maniera violenta. Per non entrare nell’ambito delle responsabilità personali. Dopo la recente sentenza che ha condannato a 8 mesi di reclusione per omicidio colposo un infermiere di triage, molti suoi colleghi stanno seriamente pensando di dimettersi”, continua la nota. A tutto ciò, dicono i medici Simeu, “si sommano i fatti recenti della politica che hanno determinato un duro stop a quelle poche conquiste che la medicina di emergenza urgenza faticosamente sembrava prossima a conquistare. Il rischio? Dover ricominciare tutto da capo.

I cittadini sfogano sul personale le carenze del sistema

“Ci sentiamo sempre più soli – sostiene Salvatore Manca, past president Simeu – traditi da una politica che aveva abbozzato delle misure ora sospese per via della crisi di governo e del tutto incompresi dai cittadini che sfogano contro di noi il loro dissenso sul sistema”. Per Fabio De Iaco, presidente nazionale Simeu, “la crisi di governo potrebbe essere la mazzata finale”, perché “limita il raggio d’azione del governo agli affari correnti. I tempi per raggiungere i provvedimenti necessari alla sopravvivenza del servizio si dilatano in maniera insostenibile: in questa maniera non resisteremo”. “Come società scientifica – si legge nella nota – riteniamo che le misure a supporto della medicina di emergenza urgenza siano la parte fondamentale della gestione della pandemia, tutt’altro che risolta.

Nella sanità le attività non si possono sospendere, neanche per le elezioni

Continuiamo a pensare che per il nostro settore l’attività di sostegno non possa essere sospesa, pur in vista di elezioni politiche. Chiediamo con forza che entro le prossime settimane si prendano le decisioni necessarie nella direzione di una riorganizzazione proporzionale alle vere esigenze in atto. Anche i cittadini, tutti potenziali pazienti, “possono dare un concreto contributo di sostegno”, afferma Andrea Fabbri dell’Ufficio di presidenza Simeu. “Chiediamo loro di essere nostri alleati, di affiancarci e sostenere le nostre istanze che sono anche le loro. La nostra è una battaglia per il bene comune che dovrebbe vederci allineati, non certo opposti”.