Sanità regionale al collasso: guai ad avvicinarsi a un Pronto soccorso…

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“Sono mesi che denunciamo, insieme alla collega Laura Corrotti, i continui disagi che sono costretti a subire i cittadini della nostra regione quando provano ad avvicinarsi al Servizio sanitario regionale: -54% di interventi programmati, oltre 600.000 visite in meno effettuate. Per non parlare del calvario di chi va presso una struttura di pronto soccorso dei nostri ospedali. Dal San Camillo di Roma al Santa Maria Goretti di Latina passando per il De Lellis di Rieti o lo Spazioni di Frosinone. E anche del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia e del Belcolle di Viterbo. Ore se non giorni di attesa per essere visitati, e il calvario di  chi è costretto ad entrare nella lotteria del posto letto, qui i tempi non sono minimamente immaginabili”. Lo dichiara il consigliere della regione Lazio, membro della Commissione Sanità, Antonello Aurigemma.

Lettera di un medico sui disservizi

“A confermare le nostre denunce una lettera straziante pubblicata oggi sul Corriere della Sera di un medico del Santo Spirito. Dove racconta da paziente la sua esperienza di appena 11 ore presso il pronto soccorso del Santo Spirito, ospedale dove lo stesso medico lavora. Mi auguro che il Presidente Zingaretti – continua – legga con molta attenzione questa denuncia, ma non per punirne l’autore, ma per porre rimedio ad una situazione che denunciamo da mesi, e che oggi trova la conferma da un operatore del settore”.

Il personale sanitario lavora tra mille difficoltà

“Chiederemo subito un consiglio straordinario affinché il presidente Zingaretti. Il quale non partecipa ai lavori del consiglio da circa 6 mesi, confermandosi il presidente più assenteista della storia, possa tornare in aula. Almeno per spiegarci che tipo di soluzioni intenda intraprendere per consentire ai cittadini della nostra Regione di avere un servizio sanitario degno di un Paese civile. Così come non possiamo esimerci dal ringraziare il personale sanitario. Che nonostante tutto continua con grandi sforzi a garantire un servizio, come quello alla salute, con un personale ridotto e senza mezzi adeguati”, conclude.