Santa Severa, amarezza e delusione anche allo storico ristorante “Pino al mare”

pino al mare (2)

Morale basso dopo la notizia del nuovo lockdown del Lazio che da lunedì entra in zona rossa: così l’hotel ristorante “Pino al mare” di Santa Severa, gestito dalla famiglia Quartieri. Che aaveva appena riaperto dopo la lunga pausa post chiusure natalizie e ora con la prospettiva di un futuro “incerto” davanti. Per quello che è considerato uno dei punti di riferimento per la ristorazione del lungomare laziale la nuova chiusura, spiega infatti all’Adnkronos Sabrina Quartieri, mette a rischio la riapertura della stagione. Unica speranza gli aiuti per le imprese del dl Sostegno. “La nostra struttura – spiega Quartieri – vive da oltre 60 anni grazie a una clientela soprattutto romana affezionata, che si rinnova di generazione in generazione. Ci troviamo al mare a un’ora di distanza dalla Capitale e la notizia di una nuova improvvisa chiusura ci preoccupa”.

Pino al mare e gli altri hanno pagato già un prezzo altissimo

“Quest’anno avevamo infatti tenuto chiuso dopo le restrizioni del Natale in attesa di una riapertura certa. Abbiamo approfittato per fare qualche lavoro di manutenzione e solo il primo marzo siamo tornati ad accogliere i clienti. Per noi il mese di marzo vuol dire ripartenza per la stagione”, prosegue la portavoce della famiglia che gestisce lo storico ristorante e hotel. “Già lo scorso anno – spiega – abbiamo pagato un prezzo altissimo con l’hotel fermo per l’assenza di turisti stranieri in visita a Roma e per la riduzione dei tavoli del ristorante e degli ombrelloni in spiaggia, diminuiti notevolmente per le distanze”.

“Per tutti noi il morale è molto basso”

“Affrontiamo questo ultimo weekend di lavoro con il morale basso con la prospettiva incerta del futuro. E con le spese di mantenimento della struttura che dobbiamo comunque affrontare mensilmente”. afferma ancora Sabrina Quartieri. “Aspettiamo intanto le notizie del Decreto Sostegni, sperando di respirare un minimo. Anche se i sacrifici per la crisi economica fino a oggi sono stati tutti sull  spalle degli imprenditori del nostro settore e dei nostri collaboratori, spesso in cassa integrazione”, conclude.