Saviano pontifica sul Corrierone su droga e prostituzione libere: Mantovano lo demolisce

roberto saviano

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“Dalla tribuna del Corriere della sera l’autore di Gomorra pontifica sulla regolarizzazione della “professione” di sex worker, non considerando l’assoggettamento e lo sfruttamento verso chi oggi esercita la prostituzione. Il suo verbo è talmente indiscutibile che a una giornalista seria come Monica Ricci Sargentini viene fatto pesantemente pagare il dissenso. Ci sono norme e strumenti per prevenire e contrastare la schiavizzazione di giovani straniere: perché non li si utilizza?”. Lo si legge in un articolo sul sito online del “Centro Studi Livatino” a firma di Alfredo Mantovano e dal titolo “Legalizzare la prostituzione come legalizzare la cannabis. Parola di Saviano”. “Il problema non è quel che Saviano scrive. Ma è dove lo scrive, la risonanza data a ciò che dice, l’ostilità mediatica contro chi discute le sue tesi, al limite dell’ostracismo.

Saviano ripete sempre le stesse cose

Non colpisce che l’autore di Gomorra si affezioni a moduli argomentativi e li applichi in modo ripetitivo a ogni questione – continua l’articolo -. Il mondo è sufficientemente largo per ospitare chi dice sempre le stesse cose, e pretende che il prossimo resti a bocca chiusa e non obietti alcunché. La difficoltà sorge quando chi ha tendenze di questo tipo, invece che sfogarsi salendo su una panchina ai giardini pubblici, trovi a disposizione una tribuna un po’ più ampia. Come quella del Corriere della sera”. “Da sempre il nostro sostiene la legalizzazione della droga, in particolare della cannabis, con argomenti agevolmente confutabili. La sua tesi è di legalizzare la droga. Così la togli alla criminalità e la poni sotto il controllo dello Stato. Come se per combattere la corruzione si consentisse ai pubblici dipendenti un livello minimo di corruttela”,

Dopo la droga, Saviano passa alla prostituzione: regolarizziamole

“Stesse argomentazioni banali per la prostituzione. La legislazione su di essa, dice Saviano, è ferma agli anni Cinquanta e tende, sostanzialmente, alla criminalizzazione”. Continua Mantovano nell’articolo: “Andare in automatico fa brutti scherzi: per la droga come per la prostituzione. La quale da decenni in Italia coincide nelle modalità più visibili con una tragica realtà di tratta e di schiavizzazione. Le ragazze che compaiono di notte ai margini delle vie delle città, talora minorenni, nigeriane, moldave, rumene… non erano partite dai luoghi di nascita per esercitare la prostituzione. Molte sono state frodate: chi sarebbe diventato il loro sfruttatore aveva prospettato un lavoro di infermiera, di badante, di colf. E una volta in Italia ha usato o fatto usare verso di loro ogni forma di violenza, legando il forzato meretricio alla sopravvivenza quotidiana.

La legge tutela le situazioni di sfruttamento

Quale regolarizzazione andrebbe praticata in questi casi? Se lo chiede Mantovano. “Come nessuna di queste giovani donne desiderava a venire da noi per esercitare la prostituzione, così nessuna di loro ambisce a una regolarizzazione dell’attuale posizione. Prevenzione e contrasto non sono una chimera. Ci sono gli strumenti normativi e i mezzi materiali per perseguirli. La legge sull’immigrazione contiene una disciplina specifica per venire incontro alla tragedia che vivono queste ragazze. Infatti prevede che quando siano accertate situazioni di violenza nei confronti di uno straniero, viene rilasciato un permesso provvisorio di soggiorno, accompagnato se necessario dall’inserimento in un programma di assistenza e di integrazione.

Altro ci si aspetterebbe dal maggior quotidiano italiano…

“Dal maggior quotidiano italiano ci si attenderebbe che richiami l’attenzione delle autorità centrali e territoriali per riprendere in modo diffuso e omogeneo la repressione di questo traffico di esseri umani e il recupero delle vittime. Non ci si attende la chiacchiera sulla regolarizzazione. Ma le sorprese non finiscono qui. Qualche centinaio di persone, fra cui appartenenti ad associazioni femministe, hanno scritto alla testata per contestare il Verbo savianeo. Monica Ricci Sargentini, firma del Corriere, già caporedattore dell’Unità, pur non prendendo parte direttamente alle proteste, ne ha condiviso i contenuti e ne ha data notizia in privato a una conoscente. La direzione del quotidiano le ha inviato una formale lettera di richiamo, e alla sua replica le ha inflitto la sanzione disciplinare della sospensione di tre giorni dal lavoro”.

“Per il principale quotidiano italiano Saviano non va soltanto rilanciato ed enfatizzato. Alla sua parola deve seguire il mettersi sull’attenti senza contraddirlo, pena ritorsioni sul lavoro. Sembra di vivere una scena del set di Gomorra, e invece è la realtà”, conclude Mantovano.