Sci, forse si parte il 18 gennaio. Gli operatori, è l’ultima data utile

Slitterà ancora l’inizio della stagione sciistica. Che con la curva dei contagi che non accenna a flettere appare sempre più problematica. Adesso si parla del 18 gennaio, come aveva chiesto il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bornacin. Direttamente al ministro per gli Affari regionali Boccia e al ministro della Salute Speranza. Infatti la vecchia data ipotizzata del 7 gennaio non garantirebbe ancora una adeguata sicurezza. Ma gli operatori della montagna sono arrivati al limite, e adesso chiedono chiarezza al governo. Anche perché i danni al settore sono già stati enormi. E i vari decreti ‘ristori’ non hanno coperto quasi nulla. Infatti soltanto qualche maestro di sci a partita Iva ha ottenuto poche migliaia di euro prima dell’estate. Poi basta. Lo sci non è solo uno svago, è bene precisarlo. Un superfluo al quale si può rinunciare. Perché l’indotto che gira attorno alla neve è enorme. Alberghi, tour operator, lavoratori fissi e stagionali delle baite e funivie. Insomma un mondo, grazie al quale la montagna vive anche negli altri mesi dell’anno. E anche nel Lazio le stazioni sciistiche aspettano con ansia le risposte. Al Terminillo così come a Leonessa e a Monte Livata. Per non parlare di aree come Campo Felice, Campo Imperatore, Ovindoli, Pescasseroli e Roccaraso. In Abruzzo, certo. Ma frequentatissime anche da appassionati di sci e snowboard della Capitale.

Senza ristori e date certe per le aperture il mondo dello sci rischia il default. Anche nel Lazio

“Adesso serve certezza”, commenta l’assessore al Turismo della Provincia autonoma di Trento, Roberto Failoni. “C’è stato un segnale di grande responsabilità delle Regioni con l’approvazione del protocollo impianti che ha recepito i suggerimenti del Cts. E penso di poter dire che le Regioni hanno fatto anche un assist all’esecutivo, perché in teoria si doveva ripartire il 7 gennaio. Ora è il governo che deve fare gol e indicare una data di partenza certa”.  “Una cosa deve essere chiara: il mondo della montagna invernale non si organizza in 24 ore. E soprattutto i lavoratori e le aziende hanno diritto di avere delle risposte rapide. Anche sul versante dei ristori”. Questa una delle voci più autorevoli che si sono levate in questi giorni a difesa del mondo della montagna. Ma chiarimenti sono stati richiesti anche da molti sindaci dei comuni montani del Lazio e dell’Abruzzo. Oltre che dall’associazione che rappresenta i gestori delle oltre 400 aziende funiviarie italiane. La presidente Valeria Ghezzi ha ricordato in una intervista al Messaggero.it le dimensioni del mondo di cui stiamo parlando. Si tratta di 1500 impianti, con una forza lavoro stimata di 13 mila unità tra fissi e stagionali. Noi finora non abbiamo avuto nessun aiuto, ha precisato la Ghezzi. Ma il governo deve sapere che in questi quattro mesi fatturiamo circa il 90% degli introiti di tutto l’anno. Anche perché ci sono costi da programmare, sia per le assunzioni che per le aperture degli impianti. Altrimenti serviranno subito dei ristori proporzionati ai danni subiti. Come avviene in altri Paesi europei.

Insomma, anche il mondo della montagna è in subbuglio. E intanto in Nazioni  vicine come l’Austria le piste sono già aperte. Con il rischio che quel poco di turismo che resiste nonostante il covid, abbia già scelto di prenotare all’estero le prossime vacanze invernali.

https://www.ilmessaggero.it/italia/sci_impianti_quando_aprono_piste_ultime_notizie_gennaio_2021-5675584.html