Scontro sui manifesti della Lega a Roma: il Comune li vieta, il Carroccio accusa “violazione dell’articolo 21”

scippi in metro

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Dopo il blocco da parte del Comune di Roma di rimuovere alcuni manifesti della Lega sul Decreto Sicurezza, si è aperto un acceso scontro istituzionale e mediatico. Il Carroccio parla apertamente di “censura” e chiama in causa l’articolo 21 della Costituzione, quello che tutela la libertà di espressione. Il Campidoglio, invece, avrebbe giustificato il divieto parlando di immagini “create artificialmente” che ritrarrebbero, secondo quanto riferito, “una persona di etnia rom pizzicata a delinquere in metro” e, in un altro manifesto, “una persona di colore, una di etnia rom e una persona ‘alternativa’ in riferimento alle occupazioni abusive”. Una decisione che ha immediatamente acceso la reazione del partito guidato da Matteo Salvini, che ha diffuso una nota ufficiale parlando di “scelta grave, inaccettabile e incostituzionale”.

La Lega: “Nessun bavaglio, difendiamo le vittime e le Forze dell’Ordine”

“La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, si legge nella nota della Lega, che cita direttamente l’articolo 21 della Carta Costituzionale. “Ci appelliamo al diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con ogni mezzo di diffusione. Sfidiamo il Campidoglio a pubblicare i dati sui furti in metro e sulle occupazioni abusive”.

Il partito rilancia anche sui social, con video e testimonianze di episodi di criminalità sui treni e nelle stazioni metropolitane. Il messaggio è chiaro: “Se le immagini artificiali non piacciono, siamo pronti a pubblicare quelle reali”. La polemica si collega anche a un precedente avvenuto a Milano, dove esponenti del centrosinistra si erano detti contrari alla diffusione di video di borseggi in metropolitana.

Matone attacca: “Silenzio assordante di Gualtieri. Serve una risposta”

A entrare nel merito della vicenda è anche la deputata della Lega Simonetta Matone, ex magistrato, che accusa direttamente il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “Assordante il silenzio del primo cittadino. È d’accordo con i suoi uffici oppure no?”. E poi l’annuncio: “Siamo pronti a manifestare davanti al Campidoglio per difendere la libertà di espressione”.

La Matone sottolinea come la Lega abbia sempre scelto di stare “al fianco delle vittime e delle Forze dell’Ordine”, e che questa battaglia non riguarda solo un partito, ma un principio democratico fondamentale.

Libertà d’espressione vs tutela della dignità

La questione si inserisce in un dibattito più ampio che riguarda i limiti della comunicazione politica e l’uso delle immagini – vere o simulate – in campagne di sensibilizzazione o propaganda. Se da un lato c’è chi, come la Lega, rivendica il diritto di mostrare scenari che ritiene rappresentativi di una realtà emergenziale, dall’altro lato le amministrazioni locali e i garanti della comunicazione invocano il rispetto della dignità delle persone e la lotta contro gli stereotipi. Il punto critico sta proprio nel linguaggio visivo dei manifesti: l’utilizzo di immagini generate artificialmente, che secondo il Comune potrebbero alimentare pregiudizi razziali o sociali, rappresenta per alcuni una forma di disinformazione, per altri un’espressione simbolica del degrado urbano.

Una questione destinata ad arrivare in Parlamento

La Lega annuncia che porterà il caso in tutte le sedi istituzionali, sollevando la questione non solo a livello locale ma anche nazionale. In un contesto già fortemente polarizzato, la vicenda rischia di diventare un precedente giuridico e politico sul tema della libertà di espressione nella comunicazione politica.

Non è escluso che il caso finisca anche all’attenzione della magistratura amministrativa se il partito dovesse decidere di impugnare il provvedimento di blocco dei manifesti. Il confronto tra diritto di critica politica e rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo resta uno dei nodi più delicati del dibattito pubblico contemporaneo. La vicenda dei manifesti della Lega a Roma riaccende una domanda fondamentale: fino a che punto la libertà di espressione può spingersi quando entra in collisione con i principi di inclusività e rispetto delle diversità? Intanto, la battaglia politica è tutt’altro che chiusa. E Roma, ancora una volta, si conferma epicentro delle tensioni nazionali tra libertà, sicurezza e comunicazione.