Scoperto il mistero del “fischio alle orecchie”: ne soffre una persona su 10 al mondo

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Un fischio, un ronzio, un tintinnio nelle orecchie. Rumori fantasma che sente più di una persona su 10 nel mondo, pur non essendoci fonti sonore che li giustifichino. Colpa dell’acufene, un disturbo invadente che può arrivare a interferire con la vita quotidiana, a tormentare le notti e il sonno. Ma cosa lo causa? Un nuovo studio aggiunge un tassello e contribuisce a svelare il mistero di questa illusione uditiva. Condotto da ricercatori del Mass Eye and Ear negli Usa, il lavoro pubblicato su “Scientific Reports” (gruppo Nature) mostra che le persone che riferiscono questo problema stanno sperimentando una perdita del nervo uditivo che non viene rilevata dai test convenzionali dell’udito.

Un disturbo che peggiora la qualità della vita

Lo studio è parte di un “P50 grant”, contributo assegnato dai National Institutes of Health ai ricercatori del Mass Eye and Ear, Eaton-Peabody Laboratories, per il loro lavoro sulla sinaptopatia cocleare, comunemente definita “perdita dell’udito nascosta”. I risultati offrono una migliore comprensione delle origini dell’acufene. “Oltre al fastidio di avere fischi persistenti o altri suoni nelle orecchie, i sintomi dell’acufene sono debilitanti in molti pazienti, causando privazione del sonno, isolamento sociale, ansia e depressione, influenzando negativamente le prestazioni lavorative e riducendo significativamente la qualità della vita”, evidenzia l’autore senior dello studio Stéphane F. Maison, del Mass General Brigham, direttore clinico della Mass Eye and Ear Tinnitus Clinic.

Il meccanismo alla base dell’acufene

“Non saremo in grado di curare l’acufene – prosegue – finché non comprenderemo appieno i meccanismi alla base della sua genesi. Questo lavoro è un primo passo verso il nostro obiettivo finale di mettere a tacere” i rumori fantasma, “di silenziare questa condizione”. Molte persone con perdita dell’udito riferiscono un ronzio, uno squillo o addirittura un ruggito nelle orecchie. Da molto tempo si ritiene che questi sintomi, noti come acufene, siano il risultato di una plasticità disadattiva del cervello. Il cervello cerca di compensare la perdita dell’udito aumentando la propria attività, provocando la percezione di un suono fantasma, l’acufene. Fino a poco tempo fa questa idea era contestata poiché alcuni malati di acufene hanno test uditivi normali.

Forse un’iperattività del tronco encefalico

La scoperta della sinaptopatia cocleare nel 2009 da parte dei ricercatori di Mass Eye and Ear ha riportato in vita l’ipotesi evidenziata nello studio. E’ stato infatti dimostrato che i pazienti con un test uditivo normale possono avere una perdita significativa del nervo uditivo. In considerazione di questo cambiamento di paradigma, Maison e il suo team hanno cercato di determinare se questo danno nascosto potesse essere associato ai sintomi dell’acufene sperimentati da un gruppo di partecipanti con udito normale. Misurando la risposta del nervo uditivo e del tronco cerebrale, i ricercatori hanno scoperto che l’acufene cronico non solo era associato a una perdita del nervo uditivo, ma che i partecipanti mostravano iperattività nel tronco encefalico.

L’acufene potrebbe essere innescato da una perdita del nervo uditivo

“Il nostro lavoro riconcilia l’idea che l’acufene possa essere innescato da una perdita del nervo uditivo, anche nelle persone con udito normale”, afferma Maison. Ora i ricercatori mirano a valutare le possibilità di una rigenerazione del nervo uditivo attraverso l’uso di farmaci chiamati neurotrofine. “L’idea che un giorno i ricercatori possano essere in grado di riportare i suoni persi al cervello, e forse ridurne l’iperattività, avvicina la speranza di una cura”, conclude Maison.