Scuola, la denuncia dei Presidi. Tornare in classe il 7 gennaio sarà difficilissimo

Il covid è nel pieno della quarta ondata, e i dati sui contagi anche a causa della variante Omicron sono sempre preoccupanti. Si punta sul vaccino e sulle terze dosi per invertire la tendenza, ma intanto il mondo della scuola è in subbuglio. Perché il calendario prevede il ritorno in classe fin dal prossimo 7 gennaio. Ma sono tante le famiglie con almeno un contagiato. E il virus non ha risparmiato nessuno. Studenti, genitori, insegnanti e personale ATA. Così i Presidi di Roma e del Lazio lanciano l’allarme. Insieme a un monito per la politica. La scuola va messa al centro e considerata di più. Anche e soprattutto in periodo di pandemia. Altrimenti, senza interventi risolutivi e indicazioni chiare, alla ripresa si rischia il caos.

La scuola a gennaio rischia il caos

“Ciò che stiamo registrando nelle scuole di Roma e del Lazio – sottolinea il Presidente ANP Roma e Lazio Rusconi all’agenzia Adnkronos -, ma tutto ci fa pensare anche per il resto delle scuole italiane, è che la ripresa delle lezioni in classe dopo la pausa natalizia sia a dir poco preoccupante. Organizzare la ripresa diventa un problema quando manca il personale, mi riferisco a docenti o personale Ata”. “Temiamo che la quarta ondata sia ancora all’inizio, così come riferiscono le fonti sanitarie accreditate – continua il veterano dei Presidi -. Per cui la ripresa non sarà delle più serene. Agli studenti e alle loro famiglie dobbiamo dare certezze e serenità, in queste condizioni non possiamo farlo”.

Le colpe della politica

Il presidente dell’Anp di Roma punta il dito contro la politica: “Ci era stato assicurato che il tracciamento fatto dall’esercito non avrebbe causato difficoltà o interruzioni – sottolinea Rusconi – ma nulla di concreto è avvenuto. Le Asl, stracolme di lavoro, hanno continuato a dare risposta alle nostre richieste dopo 5/6 giorni, allungando la permanenza degli studenti a casa. In alcuni casi, con contagi avvenuti di seguito, ci sono ragazzi tornati in classe dopo 3/4 settimane. Un grave danno sul piano didattico, umano e personale”. Per l’ex preside “la scuola italiana da troppi anni è stata abbandonata al proprio destino – l’accusa – evidentemente perché la politica non la ritiene importante o prioritaria. Nella fattispecie pandemica, ancora una volta la scuola rappresenta l’anello debole del sistema. Le precauzioni e i presidi all’interno delle scuole sono ferrei e funzionano, grazie al duro lavoro degli insegnanti, del personale Ata e dei dirigenti. Purtroppo all’esterno non è così. Continuano gli assembramenti per le strade, nei negozi, nelle diverse attività ricreative, tra la gente. I mezzi pubblici non sono aumentati e anche lì la calca è sotto i nostri occhi. Gli edifici scolastici sono rimasti gli stessi e le classi pollaio non sono scomparse. Conclusione – evidenzia Rusconi – grandi proclami dagli amministratori seguiti da scarsissimi fatti”.

Screening troppo lento e file assurde per i tamponi

Secondo Rusconi, quindi, “da subito occorrerebbe creare uno screening serio. Per arrivare alla ripresa delle attività didattiche con una situazione chiara e soprattutto senza far ricadere sulla scuola decisioni che sono di pertinenza sanitaria. Un dirigente scolastico non è un medico, deve organizzare la scuola e il suo funzionamento, deve far rispettare le leggi e le norme. Al preside e ai docenti non può essere chiesto di compiere azioni/decisioni che sono di pertinenza specifica sanitaria”