Se c’è da votare il signor Michetti lo si voterà. Ma così il centrodestra dà un segnale contraddittorio

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Premettiamolo a scanso di equivoci: se ci sarà da votare per il signor Michetti – ogni titolo accademico pare superfluo – si voterà Michetti. Magari non proprio turandosi il naso, come ai tempi della Dc evocata da Montanelli. Tuttavia, di sicuro, rimanendo a bocca aperta.

A bocca aperta per lo stupore di un centrodestra che ha tre partiti strutturati su Roma, due in particolare lanciatissimi nei sondaggi. Ebbene, su tre partiti, il candidato sindaco del centrodestra viene ricercato tra gli esponenti della società civile. Possibile che non ve ne sia uno che sia in grado di amministrare la Capitale? O, meglio, possibile che non ve ne sia uno che abbia il coraggio almeno di provarci?

Se non sarà Michetti, ma un generale, un professionista o un imprenditore, la domanda è sempre la stessa. Perché un politico proprio no? E non convince neppure l’idea di cercare un Guazzaloca per Roma. Il sindaco di Bologna, il primo e unico di centrodestra nella storia della città emiliana, ha rappresentato un exploit mai più ripetuto. E poi sono passati trent’anni. L’Italia è cambiata, è cambiata la politica, non senza rivoluzioni. Prendete Roma: è stata travolta in questi anni dal tifone Virginia. Ha portato via ogni speranza di rinnovamento ai romani, lasciando solo macerie e delusioni.

La voragine di ieri a Torpignattara è la cartina di tornasole più convincente. La sindaca grillina era partita rinunciando alle Olimpiadi per rimettere in sesto la città del dopo Marino. È stata capace di continuarne il dissesto. La disgregazione più assoluta.

E in questa prateria lasciata da M5s (e Pd, dilaniato al suo interno) il centrodestra che fa? Si nasconde. Un po’ per timidezza, un po’ per tatticismo, un po’ per scarso coraggio. Eppure i nomi ci sono: da Rampelli a Gasparri, da Colosimo ad Angelilli. Ognuno coi suoi punti forti e le proprie peculiarità.

Si è deciso, invece, di dire ai romani: “Non abbiamo una classe politica all’altezza, quindi ci affidiamo a un esterno”. Un segnale pericolosissimo, più pericoloso ancora di una sconfitta elettorale, perché autocertificherebbe un limite.

Diciamola tutta: aspettavamo il candidato capace di farci sognare. Pare arrivi invece Michetti (o chi per lui). Un candidato che lascia tanti a bocca aperta. Speriamo non per uno sbadiglio.