Se il virus entra nei campi rom e nei centri di accoglienza sarà il caos
Sono i campi rom e le varie baraccopoli abusive a Roma la vera emergenza. O potrebbero diventarlo. Il coronavirus potrebbe diventare l’opportunità per far cessare una volta per tutte il degrado che affligge Roma da decenni. Apprendiamo però che del tema dei campi rom “si sta già occupando la Protezione civile di Roma Capitale e la Regione Lazio. C’è un piano per i senza fissa dimora e per chi non ha dei luoghi dove poter eseguire la quarantena. La Protezione civile nazionale è a disposizione per supportare qualora ce ne fosse bisogno”. Lo ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, nel corso del punto stampa di ieri. In che modo, però, non è dato sapere. Se hanno intenzione di occuparsene come se ne sono occupati finora Regione Lazio e Comune possiamo dare addio alle speranze.
La Lega in Regione Lazio ieri si è fatta sentire. ”Il caso dei rom positivi al Covid-19 è un evento che era prevedibile per tutti coloro che conoscono la situazione all’interno dei molteplici campi rom. Ma non solo, anche negli insediamenti abusivi, centri d’accoglienza o anche palazzi occupati, dove le regole richieste per contrastare la diffusione del contagio non sono sempre da tutti rispettate. Anche per via degli spazi in cui vivono, dove spesso ci sono famiglie numerose in moduli di pochi metri quadrati. A questo, si sommano le condizioni igienico-sanitarie che non sono certo delle migliori già in tempi precedenti alla diffusione del Coronavirus”.Così in una nota Laura Corrotti, consigliere Lega Regione Lazio.
Il consigliere alla Pisana aggiunge anche altro. “Il caso di positività riscontrato già nei giorni scorsi in un centro per migranti a Milano – sottolinea – doveva essere per noi un campanello d’allarme al quale, però, nessuno sembra aver dato ascolto. Nel contrasto alla diffusione del contagio è fondamentale che non esistano zone franche su controlli e regole. Ci sono luoghi che vanno monitorati e assistiti per non rischiare di ritrovarci con un focolaio del tutto ingestibile nella Capitale e che potrebbe mettere ulteriormente a serio rischio la salute dei romani.”
Anche l’associazione 21 luglio ha lanciato un appello di segno opposto, ma rivelando e sottolineando le condizioni terribili in cui vivono. “Nelle baracche, rispetto al caso dei senzatetto, c’è anche il problema del sovraffollamento. In alcune di queste baraccopoli manca persino l’acqua. C’è la mancanza di servizi sanitari e c’è la mancanza di lavoro, queste persone non hanno più modo per sostentarsi, neanche con l’elemosina”. O con altri mezzi, aggiungiamo noi. “Le baraccopoli romane oggi sono delle bombe a orologeria pronte a saltare. Si rischiano dei focolai incontrollati. Bisogna approfittarne per un intervento straordinario che risolva il problema”. “Sui campi nomadi formali, quelli comunali, – sostiene sorprendentemente l’associazione – loro non hanno avuto alcun tipo di informazione né di strumento, quindi si difendono da un possibile contagio con mezzi autoprodotti”.
“Sorprende come nella città di Roma non ci si concentri su queste situazioni. Abbiamo attivato un appello rivolto al prefetto e alla Raggi per chiedere un intervento urgente perché se si verificasse un caso positivo in una baraccopoli significherebbe mettere in quarantena anche un migliaio di persone”. E questo è verissimo.