Sempre più minacce di morte contro gli esponenti politici, meglio se di destra…

salvini scritta

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La busta con proiettile e minacce indirizzata alla capogruppo di Forza Italia al Senato Licia Ronzulli è solo l’ultima di una serie di intimidazioni contro esponenti della politica. Da destra a sinistra, la cronaca di questi ultimi anni ha dovuto prendere nota di una lunga sequenza di attacchi verbali e gesti minatori, che hanno avuto come vittime parlamentari e rappresentanti delle istituzioni. Partendo dal caso Ronzulli non sono rari i casi di lettere minatorie – anche contenenti proiettil i- inviate a dirigenti dei gruppi politici. Da ultimo il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha ricevuto una busta con proiettili calibro 7.65 da chi si firmò “Lupo solitario”, ergendosi a paladino di orsi e lupi, specie a rischio caccia in quei territori.

Le minacce aumentate soprattutto sui social

Di certo però sono i social il terreno dove sono più frequenti le intimidazioni, messe in piedi spesso da profili fasulli. Minacce che mettono in allarme i servizi di sicurezza, portando a volte a inchieste che possono prevedere l’incriminazione per “violenza o minaccia a un corpo politico”, un reato punito con pene fino a 7 anni. Ad agosto scorso nel mirino finisce – e non fu la prima volta – il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sui social – siamo ai tempi dello stop al reddito di cittadinanza – fioccano le minacce: “Io ti consiglierei stai a casa, stanno comm e’ pazz’, e’ rimast’ 160mila famiglie senza Rdc, senza spesa. Sei sicura che tornerai a casa?”, scrive su Facebook una donna che dice di scrivere da Caserta.

Le minacce di morte a Meloni

Sui social altri fanno a Meloni auguri di morte. Qualcuno scrive, con riferimento alla trasferta a Caivano del premier: “Qualche ammaccatura, così capisce i guai che ha fatto”. Sull’ex Twitter spunta l’invito agli abitanti di Caivano di “accogliere la pescivendola Meloni con pomodori marci per aver levato il reddito a quella fascia di popolo che vive precariamente in quelle zone…”. Ovviamente nessuno gli ha dato retta. Lo scorso 2 novembre invece a Milano, in piazza Libia, spunta la scritta “Salvini devi morire”. Le minacce, stavolta arrivate con vernice spray, sulla facciata di un palazzo, sembrano firmate da una baby gang, ‘Z4’, conosciuta per aggressioni e rapine nella zona sud-est di Milano.

Anche Salvini da tempo nel mirino

Il leader della Lega è tra i politici che più spesso riceve avvertimenti di questo tipo. Sempre a Milano, a febbraio del 2022, compare uno stencil murale in bianco e nero con il volto del leader del Carroccio: la sagoma di Salvini è raffigurata capovolta, a testa in giù, con riferimento a piazza Loreto e alla fine di Mussolini. Salvini non fece finta di nulla: “Gentiluomini in azione a Milano”, scrisse sui social. Stessa tecnica anche per alcuni amministratori locali, come la ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, finita nel mirino della galassia anarchica per alcune dichiarazioni su presunti contatti fra anarchici e mafiosi. Sui muri del cimitero monumentale del capoluogo piemontese scritte del tenore “Appendi Appendino” e “La scorta non ti basta”.

I No-Vax contro Conte e Speranza

In tempo di covid a ricevere minacce gli uomini di primo piano del governo di allora. In particolare il premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza. Nei confronti del primo destò scalpore, a novembre del 2021, una lettera arrivata sulla posta certificata dell’allora capo del governo. “Caro Giuseppe Conte, sei un essere senza dignità. Tu stai uccidendo il popolo italiano, io non te lo permetterò. Hai le ore contate, presto ci sarà una bella sorpresa, un funerale, il tuo. Sei morto, io stesso ti ucciderò”, si leggeva in una serie di mail di matrice no-vax, arrivate a Palazzo Chigi. La minaccia proviene da un unico indirizzo email, riconducibile a un uomo che vive nella zona di La Spezia. “Ti aspetto con un coltello in mano”, si legge pure in un successivo messaggio.

Infine Roberto Speranza, ministro della Salute nel Conte due, a novembre del 2020, fu costretto addirittura a ricorrere alla scorta. Gli insulti e le minacce di morte su una chat Telegram furono considerati reali, portando alla misura di protezione da parte delle forze di polizia. Misura tuttora attiva.