Palazzo Madama, con Conte l’ex grillino anti Quirinale

Con 156 senatori a Palazzo Madama non ci fai nulla. Perché quell’aula bisogna conoscerla.
Io ci sono stato negli anni in cui Romano Prodi arrivava alla maggioranza assoluta, i famosi 161, grazie ai senatori a vita. E mi costò un processo lungo nove anni la polemica su quei voti: Giorgio Napolitano me la voleva far pagare, ma gli andò male. In tribunale vinsi io e perse lui.

A Palazzo Madama capolinea
Adesso a 156 voti Conte è arrivato grazie al voto alla moviola del senatore Ciampolillo: un ex Cinquestelle che voleva abrogare il reato di vilipendio del presidente della Repubblica, ci presentò un disegno di legge. Fu approvato in testo unificato con uno simile di Maurizio Gasparri. Poi tutto si arenò presso la Camera, regnante Laura Boldrini.
Chissà quanto è contento del voto del senatore Ciampolillo a Palazzo Madama il presidente Sergio Mattarella.
Perché se quel testo venisse ripreso oggi e approvato, il Capo dello Stato rischierebbe di pagare lui per l’arroganza di un presidente del Consiglio che vuol rimanere a tutti i costi in sella. Il popolo non gradirebbe.
Ciampolillo e il vilipendio
Il Senato di ieri era una bolgia e il voto finale di Ciampolillo – lasciamo perdere il povero Nencini, pure lui deve campare – è il suggello di una fase politica incredibile. Peggio ancora del voto di Renata Polverini (avevo promesso di parlarne oggi, ma non ne vale più la pena, se rinnega tutto non serve a noi e tra poco nemmeno alla sinistra),
Perché quel voto senatoriale dimostra che la fine è vicina. A 156 voti togliete tre senatori a vita, 153 su 321 è minoranza nettissima. In aula e nelle commissioni. O si rimettono d’accordo con Renzi– e quindi Polverini e Ciampolillo tornano ininfluenti – oppure si torna a votare. Non credo ci sia altra strada.
Forse, anche se non voglio illudermi, possiamo essere vicini alla svolta decisiva. Basterà la prima mozione di sfiducia individuale a un ministro: c’è solo da scegliere. Crolleranno come birilli.