Sequestrato lo stabilimento balneare Venezia ad Ostia, sigilli per abusi edilizi e violazioni al codice della navigazione

Sigilli stabilimento Il Venezia

Ancora sigilli a uno degli stabilimenti balneari storici del litorale romano. Nella serata di oggi la Guardia di Finanza di Ostia ha proceduto al sequestro dello stabilimento “Il Venezia” sul lungomare Amerigo Vespucci ad Ostia, noto per la sua lunga attività e per essere uno dei punti di riferimento della costa romana. Si tratta del quinto stabilimento posto sotto sequestro nell’arco di un solo mese, tutti coinvolti in un’ampia operazione che mira a contrastare gli abusi edilizi e le irregolarità urbanistiche lungo il litorale romano.

Il provvedimento, come nei casi precedenti, è stato eseguito in base all’articolo 1161 del codice della navigazione, che disciplina l’occupazione arbitraria di aree demaniali marittime, nonché per presunte violazioni edilizie rispetto ai progetti inizialmente approvati.

Violazioni del Codice della Navigazione

Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, lo stabilimento sequestrato presenterebbe difformità significative rispetto ai progetti edilizi approvati dal Comune di Roma. In particolare, sarebbero emerse discrepanze tra la metratura reale delle strutture e quella dichiarata nei documenti progettuali, elementi che avrebbero spinto la magistratura a intervenire nuovamente.

Non è la prima volta che l’attenzione delle autorità si concentra su questo stabilimento. Già lo scorso anno, sempre nel periodo estivo, il sito era stato oggetto di perquisizioni disposte dal giudice per le indagini preliminari. Quelle verifiche, secondo gli inquirenti, avrebbero fatto emergere ulteriori anomalie, poi confermate nel corso degli ultimi accertamenti tecnici.

Cosa è successo

Non si tratterebbe di sole violazioni al codice della navigazione, bensì anche di violazioni in materia urbanistica e violazioni in materia paesaggistica. Risulterebbe inoltre l’esecuzione di alcune opere senza la direzione di un professionista abilitato e senza deposito delle strutture al genio civile regionale. Ci sarebbe poi il reato di cui all’ art. 481 c. P. A anche a carico dell’architetto. E, in merito al reato contestato a quest’ultimo, l’autorità giudiziaria recita che “nella relazione tecnica asseverata a firma dell’architetto, contrariamente al vero, veniva affermato che gli interventi proposti della richiesta di accertamento di conformità avessero riguardato la sanatoria di opere realizzata in difformità dal permesso di costruire 445/2010, che non hanno determinato creazioni di superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati”.

Stabilimento Il Venezia: il gestore respinge le accuse

Il gestore attuale dello stabilimento, Ruggero Barbadoro, presidente regionale della FIBA (Federazione Italiana Balneari), respinge le accuse e si prepara a una battaglia legale. Sembra, infatti, che i suoi legali stanno già valutando la possibilità di presentare ricorso, convinti di poter dimostrare la regolarità della struttura e la correttezza della documentazione presentata.

Dallo stabilimento tutti sono convinti che le presunte difformità possano essere chiarite e superate in piena trasparenza con le istituzioni locali.

Con quello di oggi sono già cinque gli stabilimenti sequestrati per motivazioni simili, in un clima di crescente tensione tra autorità giudiziaria e operatori balneari. Il focus resta sull’uso improprio del demanio marittimo, un tema tornato centrale anche in vista delle prossime gare pubbliche per il rinnovo delle concessioni, in linea con la direttiva Bolkestein.

Le indagini sono coordinate dalla Procura di Roma, che ha messo nel mirino presunte irregolarità diffuse, spesso legate all’ampliamento non autorizzato di strutture o alla realizzazione di opere non previste.