Sfregio alla sinagoga di Monteverde: scritte sui muri e targa imbrattata: “Gesto infame che ferisce Roma”
Roma, vernice nera sui muri, slogan politici e un messaggio che pesa come un macigno in un quartiere da sempre vissuto come “casa” da famiglie e giovani. A Monteverde Vecchio, all’esterno della sinagoga Beth Michael in via Giuseppe Pianese, sono comparse scritte come “Palestina libera” e “Monteverde antisionista e antifascista”. Un episodio che, secondo quanto riferito dalla Comunità ebraica di Roma, si colloca a poche ore dalla manifestazione pro-Palestina tenutasi domenica pomeriggio e riaccende l’attenzione su un clima definito sempre più teso.
Profanata anche la targa: il richiamo al 9 ottobre 1982
Il punto più doloroso, però, non è soltanto l’imbrattamento dei muri. Con la stessa vernice è stata deturpata anche la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, il bambino di due anni ucciso nell’attentato terroristico del 9 ottobre 1982 al Tempio Maggiore di Roma. Un gesto che colpisce la memoria e tocca un nervo scoperto: non solo un atto vandalico, ma un segnale che per molti ha il sapore della profanazione.
La denuncia di Fadlun: “Luogo di famiglie, giovani e bambini”
A denunciare l’accaduto è stato Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, che parla apertamente di un atto che “oltraggia” e ferisce. La sinagoga, ricorda, non è soltanto un luogo di preghiera: è un punto di ritrovo quotidiano e intergenerazionale, dove si costruisce appartenenza e si coltiva normalità. “Colpire in questo modo la sinagoga significa disconoscere e prevaricare il diritto degli ebrei a potersi ritrovare e a condurre una vita normale”, è il senso della sua denuncia. E la richiesta finale è netta: un intervento deciso delle istituzioni per fermare la spirale d’odio.
Indaga la Digos: telecamere al setaccio
Le scritte sarebbero comparse intorno alle 4 del mattino. Sul caso indaga la Digos della Questura di Roma, che sta setacciando le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nella zona per ricostruire percorso, tempi e possibili responsabilità. L’obiettivo è chiarire se l’azione sia stata improvvisata o se dietro ci sia una regia più organizzata.
Solidarietà trasversale: le reazioni da Governo e istituzioni
Dopo la denuncia, sono arrivate reazioni e messaggi di solidarietà da più livelli istituzionali. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha contattato Fadlun per esprimere vicinanza e ribadire un no senza ambiguità all’antisemitismo. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli parla di “grave atto” che non colpisce solo la Comunità ebraica ma “lacera” la convivenza civile. Sulla stessa linea il presidente della Camera Lorenzo Fontana e il presidente del Senato Ignazio La Russa, che condannano l’imbrattamento e l’oltraggio alla memoria di un bambino.
Il nodo che resta: protesta e odio non possono confondersi
In controluce rimane una domanda che attraversa la città: dove finisce la contestazione politica e dove comincia l’odio? Per la Comunità ebraica, episodi come questo rischiano di trasformare l’antisemitismo in una scorciatoia “di piazza”, un linguaggio estremo che cerca visibilità colpendo luoghi simbolici. E proprio per questo, avvertono, non basta ripulire i muri: serve una risposta ferma per impedire che l’intimidazione diventi normalità.