Sfruttamento del lavoro a Roma, smascherato il sistema illegale in una sartoria: ecco come agivano, 3 arresti

Tre le persone arrestate, tutte di nazionalità cinese. E tutte per lo stesso reato: sfruttamento del lavoro ai danni dei dipendenti impiegati in un laboratorio di sartoria nella zona est di Roma, al Pigneto. Questa mattina gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale, insieme al personale dell’Arma dei Carabinieri, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure personali, emessa dal Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma. Dopo una lunga indagine portata avanti dai caschi bianchi, con la collaborazione del NIL (Nucleo Ispettorato del Lavoro) dei Carabinieri, il Giudice ha disposto i domiciliari per H.L., C.C., Z.G.. Loro che avevano messo in piede un sistema ‘illegale’ e ben architettato.

Sfruttamento del lavoro a Roma in zona Pigneto: il ‘blitz’ nel laboratorio di sartoria
Il provvedimento eseguito questa mattina è scaturito dopo una serie di indagini iniziate già sul finire del 2023 in collaborazione con il V Gruppo Prenestino dei caschi bianchi. E tutto questo dopo aver indagato e scandagliato un settore artigianale nel vicino quartiere di Tor Pignattara, lì dove 4 responsabili erano finiti in carcere.
Durante la prima fase di controlli ispettivi all’interno dell’attività, eseguiti dai caschi bianchi insieme al personale del NIL, finalizzati ad appurare le reali condizioni dell’opificio ma realizzati così da non destare sospetti nei titolari, erano emerse una serie di irregolarità amministrative. Ma anche carenze igienico-sanitarie e l’inosservanza di alcune norme di sicurezza, che avevano portato ad elevare sanzioni per un importo complessivo pari a circa 18.000 euro. Da lì è partita una fase più incisiva con accertamenti mirati, che sono andati avanti sotto l’impulso della Procura della Repubblica di Roma e sono avvenuti anche con il ricorso a mirate tecniche di videosorveglianza. Tra appostamenti, osservazione e controllo.
Cosa succedeva ai dipendenti
Le attività d’indagine hanno permesso di mettere insieme i pezzi del puzzle e hanno evidenziato con chiarezza i tempi di impiego lavorativo dei dipendenti presso la sartoria. Accertamenti che, nel tempo, hanno permesso di individuare le responsabilità nelle due titolari dell’attività e in un terzo soggetto, con il ruolo di “caposquadra”.
Nel corso delle indagini gli agenti hanno anche scoperto che 4 dei 9 dipendenti non erano censiti presso la Banca dati INPS e non erano forniti di dispositivi di protezione individuale, né erano formati in ordine ai rischi specifici relativi alle mansioni che svolgevano.
Le vessazioni e il sistema illegale
Dai controlli è emersa una forte disparità di trattamento tra gli operai. E alcuni di loro erano costretti a subire forme di vessazione. Alla fine, attraverso i sistemi di videosorveglianza, è stato possibile accertare un costante trasferimento dei dipendenti e materiali tra la sede e un altro locale, a pochi metri di distanza, che veniva utilizzato come deposito/magazzino.
Un’indagine lunga che ha permesso di smascherare un sistema di sfruttamento del lavoro, di mercificazione di quelle persone. E sempre facendo leva sul loro bisogno economico, sul fatto che avessero necessità di lavorare. Stamattina, però, è scattato il ‘blitz’ nel laboratorio di sartoria: 3 persone sono finite ai domiciliari e il locale, così come il deposito, è stato posto sotto sequestro.
