Sgarbi ha trovato una nuova “capra”: D’Uva (M5s) che ha trovato la nuova Gioconda a Montecitorio

Sgarbi
Da una parte c’è il il questore della Camera Francesco D’Uva (M5S) che dice di avere trovato una nuova Gioconda negli scantinati della Camera, dall’altra Vittorio Sgarbi che ha trovato un nuovo bersaglio per il suo celebre epiteto: “capra”.
Ieri il deputato messinese D’Uva, eletto in Parlamento con i 5 Stelle, annunciava entusiasta del clamoroso ritrovamento. Alla Camera dei Deputati cʼè una Gioconda che potrebbe essere della scuola di Leonardo. Potrebbe addirittura essere stato lo stesso da Vinci a contribuire alla fatture del dipinto. Dove si trovava? In un deposito di Montecitorio.  “Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione“, ha detto il grillino.
La risposta di Sgarbi arriva tramite il suo ufficio stampa, ma pare di sentire echeggiare il suo capra, capra, capra, mentre parla della nuova Gioconda. «Quello che alla Camera dei Deputati è stato annunciato come un “capolavoro di Leonardo: una seconda Gioconda” è in realtà “un modesto dipinto di arredamento”:  la bocciatura, senza appello, arriva dallo storico e critico d’arte Vittorio Sgarbi che così spiega: “Non l’ombra, ma l’incubo di Leonardo. Una modesta tela esposta in un palazzo pubblico, nell’Ufficio del Questore di Montecitorio, è stata fatta passare come una seconda Gioconda di Leonardo, che, per inciso, ha fatto fatica (ci ha messo 5 anni) a dipingerne una”.

Sgarbi: “Ma quale Gioconda, è un modesto dipinto da arredamento”

Attacca Sgarbi: “L’eccitazione di menti ottenebrate ha evocato con grande suggestione magazzini, depositi, polvere, evitando l’unica parola pertinente: arredamento! E cioè quello che solitamente, provenendo dai depositi di un museo (in questo caso dalla Galleria Nazionale Borghese) viene chiesto, a partire dalla Camera e dal Senato, e poi da ambasciate e prefetture, per arredare sale aperte al pubblico, come da anni è Montecitorio. Tutto quello che meritava di essere restituito ai musei – spiega Sgarbi – lo è stato nei decenni scorsi attraverso una commissione che io ho guidato.
Quello che è rimasto, ad eccezione di un “Ratto d’Europa” di Giandomenico Ferretti, di troppe grandi dimensioni, è stato restituito ai musei.
La copia di Leonardo, dipinta almeno 70 anni dopo la sua morte, non ha alcun valore artistico e indica soltanto la fortuna dell’opera, come le innumerevoli copie di grandi maestri. Tanto rumore per nulla».