Sgominata banda criminale che favoriva l’immigrazione clandestina: in galera 9 pakistani

inflessibili clandestini in fuga
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Sgominata un’organizzazione criminale di pakistani dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di connazionali in Italia. La Squadra Mobile di Siena eseguiva, nella mattina di giovedì, un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura Firenze, nei confronti di nove cittadini pakistani, di cui quattro accusati di far parte, con diversità di ruoli, della banda criminale. I fermati sono stati condotti nel carcere di Siena. Tutti i nove arrestati, a diverso titolo, sono accusati di vari delitti quali l’organizzazione all’ingresso illegale di numerosi clandestini, di rapina, di lesioni e di un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime.

L’indagine iniziata un anno fa

L’indagine della Squadra Mobile senese iniziata nel marzo di un anno fa a seguito del verificarsi di due episodi, come sottolinea un comunicato del procuratore capo di Firenze Filippo Spiezia. Il primo, il 19 marzo 2023, con lesioni aggravate, l’aggressione di due pakistani da parte di più connazionali appartenenti al gruppo criminale. Il secondo episodio, lo stesso giorno e quello seguente, fu un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione, e trattenimento forzato in un appartamento della città di Siena di una delle vittime. Lo sviluppo delle indagini della polizia senese consentiva di scoprire che le persone offese dagli episodi delittuosi furono vittime anche di rapina, nonché di individuare il defatigante tragitto che le aveva portate in territorio italiano.

Il calvario della rotta balcanica

Il percorso si era snodato attraverso la “rotta balcanica”, che richiedeva l’esborso di ingenti versamenti di denaro versati, tramite un gestore di un negozio di money transfer di Atene, a favore di componenti dell’organizzazione criminale di Siena, con proiezioni transnazionali e basi logistiche in Grecia e Bosnia. Le investigazioni coordinate dalla Dda, seguite personalmente dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, nutrite dall’apporto collaborativo delle vittime, le quali riferirono che, una volta “presi in carico” a Siena dai propri connazionali, dopo la lunga traversata, da questi ultimi sottoposti ad aggressioni fisiche e verbali, minacce ed estorsioni, finalizzate all’esborso di altro denaro quale ulteriore compenso per il loro arrivo e soggiorno in Italia.

Anche il sequestro di persona tra i reati dei pakistani

Proprio per questi motivi costoro scapparono; tuttavia, raggiunti alla stazione ferroviaria di Siena da alcuni componenti del gruppo criminale, subivano aggressioni, riportando serie ferite. Una delle vittime dei reati ritrovata all’interno di un appartamento del centro di Siena, tenuta sotto sequestro da tre connazionali che avevano l’ordine – impartito loro dal capo del gruppo criminale individuato – di non lasciarlo finché non avesse estinto un asserito debito di duemila euro dovuto all’associazione, in virtù dei servigi da questa resigli funzionali a permettere loro l’ingresso clandestino in Italia e a garantirne la permanenza.

Così la banda prendeva in carico i clandestini

L’attività investigativa – svolta anche grazie all’ausilio di strumentazione tecnica (intercettazioni telefoniche e visive), oltre a fornire ulteriori riscontri sui reati accertati – consentiva di documentare le modalità della “presa in carico” di numerosi altri clandestini pakistani nella provincia di Siena, dal loro arrivo dal confine italiano a Firenze e, poi, dal capoluogo toscano a Siena, fino alla gestione alloggiativa dei medesimi.