La Matone non conquista il seggio ma è stata grande

Matone seggio

Si è battuta come una guerriera Simonetta Matone per quel seggio alla Camera.

Non ce l’ha fatta perché è venuta meno al solito la mobilitazione che era necessaria, ma la Matone ha fatto fino in fondo il suo dovere.

Bella battaglia della Matone per quel seggio

Ed è stato un piacere enorme mettere la croce sul suo cognome. Perché si è voluto consegnare il proprio voto ad una persona degna anziché alla sconosciuta che ha “vinto”, la Cecilia D’Elia del Pd.

Il Centrodestra ha scelto una personalità autorevole, come si dovrebbe fare in un Parlamento degradato dagli scappati di casa a cinque stelle.

Ed è questa la strada aldilà del risultato, nel quale ha pesato assai l’affluenza scarsa. La stessa spaccatura a sinistra poteva provocare danni ancora maggiori a Letta e soci.

Oggi va ringraziata di cuore Simonetta Matone per la battaglia coraggiosa per il seggio della Camera nel centro storico (e non solo) di Roma.

È sempre stato un territorio ostile, terreno di caccia per una sinistra che ha usato quei quartieri come taxi per i suoi big, da Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri, che si facevano eleggere lì in attesa di fare altro.

Porsi il problema degli apparati che non ci sono

Fare questa battaglia – con le difficoltà palesate dalla presenza del Covid – è stato giusto. Mai come ora c’è bisogno in politica di gente perbene e non di mantenuti dagli apparati. Ecco perché ci voleva Simonetta Matone.

La realtà è che il popolo non ne vuole più sapere se non si sente coinvolto con la chiamata alle urne. È quello che manca. Qui il problema non era la qualità della candidatura. Bensì l’assenza di informazione che punisce chi non ha apparati strutturati.

E siccome vorremmo tornare a vincere nella città di Roma, siano i partiti a darsi una regolata. Se continuano ad essere solo strutture per leader nazionali non si va da nessuna parte. Ha votato l’11 per cento degli elettori…