Slitta l’ultimazione della Fiera di Roma: reperti archeologici fanno slittare il fine lavori

La realizzazione della “Nuova Fiera di Roma” subisce un altro rallentamento. Stavolta, però, la causa non è una semplice lentezza burocratica. A complicare il già travagliato iter di completamento è stato il ritrovamento di numerosi reperti archeologici, distribuiti in modo frammentario su parte dell’area interessata dal progetto. Un imprevisto che ha imposto una ridefinizione degli interventi urbanistici, innescando una lunga e complessa interlocuzione tra il soggetto attuatore e Roma Capitale.
La società Aga 2005 s.r.l., titolare della convenzione urbanistica siglata nel 2004 per la realizzazione dell’opera, ha dovuto affrontare nuove prescrizioni da parte della Soprintendenza, modificando il progetto originario e chiedendo la proroga dei termini di validità dell’accordo. Ma il percorso non è stato lineare.

Battaglia legale e proroghe contestate sulla nuova Fiera di Roma
A seguito del presunto immobilismo dell’amministrazione capitolina sull’approvazione della variante necessaria, Aga 2005 ha adito il Tar del Lazio per contestare il silenzio sulla propria istanza e per ottenere una proroga quinquennale della convenzione urbanistica. Nonostante l’iniziale diniego di Roma Capitale, giunto nel giugno 2020, il Tribunale ha accolto il primo ricorso, obbligando l’amministrazione a pronunciarsi. Tuttavia, nel frattempo era entrata in vigore una norma statale che concedeva una proroga automatica di tre anni per convenzioni urbanistiche, portando la nuova scadenza al 3 ottobre 2023.
La società, però, non ha rinunciato a rivendicare la piena proroga quinquennale, ritenuta necessaria per completare le opere pubbliche ancora in sospeso. Da qui è nato un secondo contenzioso, con un nuovo ricorso per far valere l’ulteriore estensione dei termini.
La sentenza del Tar sulla Fiera di Roma e la proroga ex lege
Con la sentenza depositata a febbraio 2025, il Tar ha dichiarato improcedibile il nuovo ricorso. Il motivo? L’intervenuta proroga ex lege della convenzione fino ad aprile 2026 – prevista dal decreto legge n. 21/2022, modificato successivamente fino al d.l. n. 202/2024 – ha reso superato l’interesse a ottenere un’estensione fino al 2025, come originariamente richiesto.
Il Tribunale ha evidenziato che ogni ulteriore valutazione sui tempi necessari alla conclusione dei lavori potrà essere effettuata solo una volta che sarà approvata la variante urbanistica. E quest’ultima, a oggi, risulta ancora in corso di esame da parte dell’amministrazione.
Un cantiere ancora a ‘metà’, alla Fiera di Roma
Secondo le risultanze del giudizio, Aga 2005 ha già completato circa il 90% delle opere pubbliche previste dalla convenzione, ma il restante 10% dipende dalla definizione della nuova pianificazione, resa necessaria proprio dai vincoli archeologici e idrogeologici emersi in corso d’opera. Tra questi, la classificazione dell’area come a rischio inondazione secondo il Piano di Bacino Stralcio e le conseguenti modifiche infrastrutturali richieste.
L’approvazione della variante, dunque, rappresenta oggi l’ostacolo principale alla piena conclusione del progetto. Solo dopo quella fase si potrà parlare di nuovi termini concreti per la fine lavori, che, in ogni caso, non potrà precedere l’anno 2026.
Una vicenda emblematica
Il caso della Fiera di Roma è emblematico delle difficoltà strutturali che colpiscono la realizzazione di grandi opere pubbliche in Italia. Tra ritardi amministrativi, vincoli paesaggistici e archeologici, e una macchina decisionale spesso lenta e contraddittoria, anche un progetto con decenni di storia alle spalle rischia di restare incompiuto.
L’ennesimo slittamento dei lavori, provocato da un intreccio di norme, ritrovamenti e ricorsi, racconta una verità ben più ampia: nella Capitale, ogni scavo può diventare un salto nel passato, ma anche un ostacolo per il futuro.