Smog a Roma, peggio di Bucarest e Zagabria: l’allarme di Legambiente sui “Troppi mezzi privati”

Roma è avvelenata dal biossido di azoto, il gas tossico prodotto dai motori delle automobili, soprattutto diesel. Secondo i dati diffusi da Legambiente, la situazione è drammatica: in 1.156 punti della città i livelli di questo inquinante superano regolarmente i 50 microgrammi per metro cubo. Un valore non solo superiore al limite di legge fissato a 40, ma addirittura quattro volte oltre le soglie considerate sicure dall’Organizzazione mondiale della sanità, ferme a 10 microgrammi. Un quadro che colloca la Capitale tra le peggiori città europee per qualità dell’aria.
Solo Bucarest e Zagabria fanno peggio
La classifica stilata dall’Agenzia europea per l’ambiente parla chiaro: il Campidoglio è terzo per concentrazione di biossido di azoto, superata soltanto da Bucarest e Zagabria. Una medaglia di bronzo amara, che fotografa la fragilità della metropoli italiana di fronte all’inquinamento atmosferico. Legambiente avverte: la situazione non è episodica, ma strutturale. L’NO2 si accumula durante tutto l’anno, con picchi soffocanti nei mesi estivi.

Roma, un parco auto fuori controllo
La radice del problema, secondo gli ambientalisti, è una sola: troppi mezzi privati in circolazione. A Roma viaggiano 1,8 milioni di automobili, un numero paradossalmente superiore a quello delle patenti registrate. La città si muove a motore, e lo fa in modo disordinato e inefficiente. Roberto Scacchi, presidente regionale di Legambiente, è netto: «O si continua a lasciare tutto lo spazio alle macchine, oppure si decide di tutelare davvero la salute dei cittadini. Non c’è una terza via».
Le ricette degli ambientalisti di Roma
La cura, secondo Legambiente, è già scritta da tempo: meno auto, più trasporto pubblico. L’associazione chiede di potenziare la Fascia Verde con controlli più severi, estendere la Congestion Charge al centro storico e accelerare sui cantieri per il nuovo trasporto pubblico locale. L’obiettivo è liberare le strade da auto e furgoni, sostituendoli con tram, autobus elettrici, metropolitane e percorsi ciclopedonali.
La tranvia di Roma che non parte mai
Il simbolo delle promesse non mantenute resta il progetto della tranvia Termini-Vaticano-Aurelio (Tva). Da anni annunciata come un tassello chiave per collegare il cuore della città a zone strategiche, l’opera non ha ancora visto l’apertura dei cantieri. Per questo ieri sera, in piazza della Repubblica, gli attivisti hanno manifestato dietro una grande sagoma in cartone di un tram, per ribadire una richiesta semplice: «Il progetto deve partire subito».
Un bivio per le istituzioni di Roma
Le richieste di Legambiente sono chiare: ridurre drasticamente il numero di auto, introdurre regole più stringenti per la circolazione e investire in infrastrutture moderne. La sfida non riguarda solo l’ambiente, ma la salute pubblica. L’esposizione prolungata al biossido di azoto provoca malattie respiratorie croniche, aumenta i rischi cardiovascolari e peggiora la qualità della vita dei cittadini più fragili: bambini, anziani e persone con patologie preesistenti.
Presenze e assenze
All’iniziativa di Legambiente, organizzata in concomitanza con l’apertura della Settimana europea della mobilità sostenibile, hanno preso parte: Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio
Gli attivisti di Legambiente con cartelli e striscioni. Cittadini e residenti dei quartieri più esposti allo smog. Assenti, nonostante l’invito, i rappresentanti istituzionali più attesi: Il Comune di Roma. La Regione Lazio. Il Ministero dell’Ambiente. Un’assenza che ha fatto rumore, trasformandosi in un segnale politico difficile da ignorare. Il futuro in sospeso. Roma è davanti a un bivio. Continuare con la dipendenza dall’auto privata significherebbe scivolare verso un futuro sempre più tossico e invivibile. Puntare con decisione su mobilità sostenibile, invece, potrebbe segnare una svolta storica. Ma il tempo stringe: nel 2030 entreranno in vigore limiti più severi, e la Capitale rischia di trovarsi impreparata. Legambiente, intanto, non arretra: «La salute dei cittadini viene prima di tutto».