Spallanzani di Roma eroico: da trincea anti-Covid alla cura dei no-vax pentiti

Un pacchetto lasciato all’ingresso davanti alla fontana, diventata il simbolo dell’impegno dell’Inmi Spallanzani di Roma, indirizzato a un reparto o a un infermiere. Ancora oggi dopo 2 anni chi è stato curato, assistito o salvato dagli operatori sanitari dell’Istituto per le malattie infettive torna a salutare o ringraziare gli operatori. “Questi gesti ci riempiono di gioia, sono il regalo più bello”. A parlare all’Adnkronos Salute è Maria Grazia Loira, dirigente professioni sanitarie infermieristiche dello Spallanzani. Lei guida i circa 400 infermieri, comprese le 100-120 unità arrivate per l’emergenza Covid, che lavorano nell’Istituto, in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere che si celebra domani.
Parlano gli infermieri: il target dei pazienti è cambiato
“Il target di pazienti è cambiato: prima ci occupavamo di pazienti smarriti in condizioni gravi, oggi invece ci sono persone più consapevoli, ma una grande percentuale di no-vax. Molto particolari da gestire, scoprono di aver fatto scelte sbagliate”, sottolinea Loria. “Queste persone che hanno spesso rifiutato l’immunizzazione – prosegue – rifiutano concettualmente la pandemia. Qualcuno prova a togliersi il casco della Cpap, la ventilazione respiratoria. Una volta ricoverati, si accorgono di aver investito energie su una serie di considerazioni sbagliate. E’ difficile stargli accanto – spiega la dirigente -. Ma voglio dire con orgoglio che ci sono arrivati attestati di stima anche da persone no-vax.

L’80 per cento dei ricoveri riguarda il Covid
Come due coniugi in degenza ordinaria. Il marito ci ha scritto sottolineando che la moglie aveva paura di essere vessata perché non immunizzata. Mentre ci ha scritto che ha trovato persone assolutamente super partes. Il nostro dovere è assistere tutti, al di là delle ideologie o delle posizioni pro o contro il vaccino o pandemia”. Rispetto alla nuova fase dell’emergenza Covid che sta vivendo il Paese, “non siamo nella situazione vissuta nel 2020-21. Ma neanche siamo tornati alla normalità. Per noi l’80% dei ricoveri è Covid e abbiamo una rianimazione con 20 posti letto Covid. E poi ora ci sono da assistere i pazienti con post Covid e long Covid”.
Tutti gli infermieri lamentano carenza di personale
In merito ai problemi che vive la professione infermieristica in Italia, Loria evidenzia che “esiste un problema di carenza del personale”. Ma quello che è stato vincente nella gestione della pandemia all’interno dello Spallanzani “è la cooperazione e la solidarietà. Sembra retorica, ma l’unione fa la forza. E questo è accaduto nel modo migliore nel nostro ospedale”. Il biennio più drammatico dell’emergenza Covid rimarrà comunque nella memoria di tutti gli infermieri. “L’aspetto emotivo è stato il punto principale – ricorda la dirigente -. Siamo passati dal forte spavento a un lavoro durissimo che è durato tanti mesi. Si dovevano seguire indicazioni che cambiano da un giorno all’altro. Si vedevano intere famiglie ricoverate che spesso perdevano membri e non potevi neanche comunicargli il decesso.
E poi anche lo spavento per i propri cari, tanti nostri infermieri hanno dormito qui perché non volevano tornare a casa con il rischio di infettare figli o persone fragili. E’ stato un periodo molto faticoso per tutti”. Ed ecco quindi che, quando arriva un pacchetto da un ex paziente, il reparto si anima di sorrisi e ricordi. “Siamo rimasti nel cuore delle persone che abbiamo assistito”, conclude Loria.