Sparò contro banditi in fuga: riammesso in servizio il carabiniere licenziato

Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello presentato contro l’ordinanza del Tar dai legali di Raffele Russo. Il carabiniere che, nel marzo 2018, in via Federico Ozanam, quartiere Monteverde, ferì con un proiettile esploso contro un’auto in fuga madre e figlia in sella a un motorino. Il proiettile, che mancò i banditi, centrò entrambe, 49 e 16 anni, alla spalla sinistra. Medicate al vicino ospedale San Camillo, vennero poi dimesse e il militare, che era stato sanzionato dall’Arma con una consegna di servizio e congedato, è stato riammesso in servizio.

L’avvocato del carabiniere: “Una vittoria della legalità”

«Gioisco come avvocato, ma ancor più come cittadino e carabiniere in congedo. Con l’ordinanza in esame – commenta l’avvocato Giorgio Carta – il Consiglio di Stato ha riammesso in servizio un servitore dello Stato a cui il tribunale militare aveva riconosciuto l’uso legittimo delle armi e il cui assalitore era stato condannato anche in appello per tentato omicidio nei suoi confronti. Specie in questo momento storico, le forze dell’ordine devono essere rassicurate di avere uno Stato dietro che li supporta quando rischiano la vita nell’interesse di tutti. Le donne e gli uomini in divisa devono potersi difendere e, se del caso, anche utilizzare le armi in dotazione per ripristinare l’ordine e la legalità. Questa è una vittoria di tutti i poliziotti e militari onesti che quotidianamente montano di servizio per proteggerci».

I fatti risalgono a due anni fa

Il 16 marzo di due anni fa,  il militare in borghese, un sottufficiale della caserma di San Pietro ha mostrato la paletta a una Mini Minor. Il ragazzo alla guida prima ha fatto per fermarsi, poi invece ha ingranato la marcia e ha tentato di investirlo. Il maresciallo Raffaele Russo, che era in ferma volontaria, venne punito con la sanzione disciplinare della “consegna di rigore” di cinque giorni. Il 9 ottobre 2018, il licenziamento. Il provvedimento era durissimo. “Incurante delle specifiche circostanze e condizioni ambientali, esplodeva un colpo dalla pistola d’ordinanza che causava il ferimento di terzi estranei ai fatti”. A nulla era valsa l’archiviazione dell’ipotesi di reato. Infatti, il giudice penale militare riteneva legittimo l’uso delle armi in quel caso. Non è servito neppure il ritiro della querela. Infatti le due donne hanno ottenuto un risarcimento. Oggi, finalmente, la sentenza che reintegra il maresciallo Russo.