Speculazioni, i borsari neri del coronavirus. Denuncia della Coldiretti
Speculazioni, non mancano mai. Sono partite le prime denunce di Coldiretti Lazio, nei confronti di chi sta speculando sull’emergenza sanitaria causata da Covid-19. Soprattutto ai danni degli allevatori, ma sono diversi i comparti agricoli interessati. ”Dopo le numerose segnalazioni che ci sono pervenute da parte di aziende vessate – spiega il presidente della Coldiretti Lazio, David Granieri – abbiamo deciso di procedere. E denunciare alle autorità competenti le numerose speculazioni messe in atto”.
Le speculazioni sono sempre in agguato
“Speculazioni – si spiega nella nota – che vanno dalla minaccia di ritirare meno latte vaccino, riducendo le attuali quantità del 15%, fino alla decurtazione di 40 centesimi al litro di latte, già a partire da questo mese, che alcuni trasformatori vogliono applicare anticipatamente per i costi di stoccaggio e congelamento”. La Coldiretti ha già da tempo allertato tutta la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare la situazione, attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it, per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni.
Soprattutto nella filiera lattiero-casearia
”Le segnalazioni che abbiamo ricevuto – dice il presidente Coldiretti – emergono soprattutto nella filiera lattiero-casearia, ma non solo. Sono diversi i comparti interessati e continueremo a stare accanto a tutte le imprese che si trovano in difficoltà. Proseguiremo a denunciare quanti si stanno approfittando di questa situazione e invitiamo le aziende agricole a fare altrettanto, sia autonomamente, che rivolgendosi a noi. E’ importante restare uniti in questo momento così difficile e fare fronte comune contro gli speculatori, attraverso gli strumenti che Coldiretti ha subito messo in campo”.
Non solo speculazioni ma anche rincari ingiustificati
Non solo speculazioni, ma anche rincari. Come ai tempi della guerra gli italiani al tempo del Coronavirus fanno la “spesa di guerra” con un aumento degli acquisti del 50% per le uova e del 47% per il latte Uht ma sale addirittura del 59% la pasta di semola, del 17% il caffè macinato e del 9% l’acqua. Emerge da una analisi di Coldiretti su come sono cambiati gli acquisti alimentari degli italiani con crescite generalizzate e picchi che riguardano i beni primari come durante l’ultimo conflitto mondiale, secondo i dati Iri relativi all’ultima settimana rilevata dall’8 al 15 marzo.
Si comprano prodotti a lunga conservazione
Con l’emergenza si torna a comprare soprattutto prodotti di base con la tendenza ad accumulare prodotti a lunga conservazione. Come Grana Padano e Parmigiano (+38%), tonno sott’olio (+34%) e salumi (+22%). Nella top five dei prodotti alimentari che hanno avuto il maggiore incremento di vendite nell’ultimo mese di emergenza Coronavirus ci sono le farine a pari merito con i legumi secchi (+83%), seguiti dalla carne in scatola (+82%), dai fagioli conservati (+72%) e dal lievito di birra (+70%) che evidenzia un ritorno in cucina degli italiani costretti a rimanere tra le mura domestiche.
Per affrontare l’emergenza Coronavirus è nata ”l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale. Si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole”. E’ promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distirbuzione commerciale.