Stadio, Eurnova all’attacco. La Roma non può sfilarsi

Neanche il tempo da parte della As Roma di comunicare di non avere più interesse a realizzare il futuro stadio nell’area di Tor di Valle, che rischia di accendersi una vera e propria battaglia legale. Infatti la società Eurnova del gruppo Parnasi ha scritto al Comune. Specificando che l’intenzione della società giallorossa di tirarsi fuori dall’affare di Tor di Valle sarebbe “giuridicamente infondata”. E anche indice di “un comportamento in malafede”. Le ragioni di Eurnova sono contenute in un documento di quattro pagine, spedito all’assessorato all’urbanistica di Roma capitale. E per conoscenza anche alla CPI di Rodovan Vitek, per i  terreni di Tor di Valle. Nonché alla stessa società di Trigoria.

La tesi di Eurnova è chiara. C’è un impegno contrattuale che deve essere rispettato. E non è consentito a una parte tirarsi indietro in maniera unilaterale. A maggior ragione, sostiene la società proponente, perché l’impianto e le opere sono state classificate di interesse pubblico. In sostanza, conclude Eurnova, “ ferma la riserva di agire nei confronti della A.S. Roma per gli enormi danni che sta provocando alla scrivente società, con la presente si chiede formalmente a Roma capitale di considerare del tutto inefficace la richiesta della A.S. Roma. Di non considerare più vincolanti gli obblighi assunti a suo tempo”.

Stadio Roma, Friedkin dice stop. È la fine della grande illusione

La battaglia per lo stadio ora rischia di finire in Tribunale

Se Eurnova è partita all’attacco, la società giallorossa ha già spiegato le ragioni che dal proprio punto di vista renderebbero possibile l’abbandono del progetto. Senza incorrere in eventuali penali. Da Trigoria infatti hanno reso noto che la situazione post pandemia ha “radicalmente modificato lo scenario economico internazionale comprese le prospettive finanziarie dell’attuale progetto stadio”. Che traducendo il linguaggio legale, significa una cosa ben precisa. La sopravvenienza di fatti eccezionali ed imprevedibili, che darebbero la facoltà di recedere anche senza accordi dai precedenti impegni. Cosa che non deve essere sfuggita agli avvocati di Eurnova, che infatti nella nota inviata al Comune precisa: l’eccezione non è credibile, “in relazione ad uno stadio del quale deve ancora essere posata la prima pietra”. Non accettando neppure i riferimenti alle proprie condizioni finanziarie. Che non sarebbero “affatto critiche, proprio in ragione dell’intervento dell’investitore che si è obbligato ad acquistare l’area”.

Insomma, non proprio il benvenuto che i Friedkin si aspettavano arrivando a Roma. Ma in fondo, visto il caos che regna da quasi dieci anni intorno alla vicenda stadio, qualche contrattempo i nuovi proprietari texani lo avranno pure messo in conto.

https://www.romatoday.it/politica/stadio-della-roma-lettera-eurnova.html