Stagione venatoria 2025-26, via libera ai fucili: ecco quando si apre la caccia nel Lazio

La Regione Lazio apre ufficialmente la stagione della caccia il 21 settembre 2025, con chiusura il 31 gennaio 2026. Tre giornate settimanali – lunedì, mercoledì, giovedì, sabato o domenica – per tirare al cinghiale (dal 1° ottobre) e ad altre specie. Dietro le quinte, però, monta il coro di chi – come gli animalisti – denuncia una scelta miope, che ignora i segnali dell’Ispra e trascura la tutela reale della fauna selvatica.
La Regione: dialogo tecnico e rispetto degli esperti
Secondo l’assessore alla Caccia, Giancarlo Righini, il calendario è frutto di un confronto rigoroso con il Comitato faunistico regionale. “Abbiamo ottenuto il parere favorevole di Ispra”, ha dichiarato l’assessore. Le misure includono limiti giornalieri, divieto di pallini al piombo nelle zone umide e la gestione del cinghiale attraverso prelievi selettivi. Anche il versante del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e l’orso bruno marsicano avranno un proprio regolamento, così come Ponza. L’idea sarebbe quella di fondere sostenibilità e prevenzione, ma non tutti ci stanno a concedere credito.

Animalisti in allarme: bastano davvero i vincoli proposti?
Chi difende la tutela animale contesta la linea della Regione. Reclami già emersi in contesti simili – dove l’introduzione dei vincoli è arrivata all’ultimo ai margini della discussione tecnica – risuonano anche stavolta. Secondo alcune associazioni, il provvedimento si limita a spuntare vagamente i contorni normativi, lasciando troppo margine ai cacciatori. “Senza una vera riduzione dei giorni di caccia e controlli stringenti, il rischio è che la tutela resti chiacchiere da tavolino”. Gli ambienti animalisti sottolineano come la programmazione del prelievo e la protezione delle specie vulnerabili richiedano impegni concreti, non solo “buchi nei calendari”.
Cacciatori contro animalisti
Mentre il mondo venatorio plaude a un calendario equilibrato, gli animalisti rispondono definendolo “insufficiente e poco trasparente”. Le critiche si concentrano sull’assenza di un vero piano di monitoraggio post-prelievo e sui tempi ristretti concessi per le consultazioni pubbliche. Anche l’orso bruno marsicano torna al centro del dibattito: nella cornice del parco, dove la sua presenza è fragile, ritardi normativi e misure blandamente protettive metterebbero a rischio la sua sopravvivenza.
Il calendario venatorio del Lazio 2025‑2026 si presenta dunque con un volto duplice: da un lato la semplicità regolamentare, dall’altro la percezione crescente di una sanità faunistica fragile, dove nemmeno le specie più iconiche trovano la protezione necessaria. Tra slogan pro-caccia e appelli di tutela, il rischio che questo calendario finisca per alimentare conflitti anziché soluzioni è reale.
Chi ne uscirà rafforzato? Per ora, Roma e il Lazio hanno scelto: si spara. Ma qualcuno avverte già che, a sparire, potrebbe essere un equilibrio essenziale tra uomo, fauna e passione per la natura.