Stazione Termini, arriva la moda. E 100 lavoratori di Chef Express vanno per strada

Arriva la moda pret a portaire alla Stazione Termini. In una grande operazione di maquillage condotta direttamente dalla società che gestisce il grande scalo ferroviario romano. Infatti Grandi Stazioni ha deciso di togliere dal primo livello del terminal una serie di attività di ristorazione, per creare un piccolo distretto dedicato all’abbigliamento dal casual al lussuoso. Una scelta strategica legata esclusivamente a considerazioni di marketing, rispetto alla quale il coronavirus non c’entra niente. Anche se ovviamente alcune catene come Mc Donald’S la crisi del settore relativa all’anno pandemia da covid l’hanno sentita eccome. Ma in questo momento i lavoratori più a rischio tra quelli che operano nei servizi ospitati alla galleria di Termini sono quelli della Chef Express del gruppo Cremonini. Perché al 31 di ottobre salvo ripensamenti dovrebbero chiudere un ristorante pizzeria, due bar è un self service.

AUn vero disastro, ha commentato il sindacalista della Flaica CUB Giancarlo Desiserati. Perché così rischiano di rimanere senza stipendio un centinaio di famiglie. Calcolando sia i dipendenti che l’indotto. È circa un anno che tentiamo di parlare con Grandi Stazioni ma nemmeno ci ricevono. Ed è assurdo che una società a partecipazione pubblica decida di mettere dei lavoratori in naspi. Pagando sempre e ovviamente con i soldi dello Stato un proprio capriccio di marketing.

La decisione di Grandi Stazioni, al primo livello di Termini solo vestiti e moda. E 100 addetti di Chef Express restano a casa 

La scelta strategica operata da Grandi Stazioni è certamente di quelle desolante a far discutere. Perché chiudere una parte della ristorazione all’interno dell’hub di Termini può significare lasciare tante famiglie sul lastrico. La storia è presto detta, e nasce dalla scadenza della locazione degli spazi commerciali tra il gruppo Cremonini e la società che amministra la parte commerciale del terminal. Così quattro esercizi dovranno abbassare la serranda entro fine ottobre, salvo novità dell’ultimo minuto. Per consentire di riaprire quelle vetrine con altri imprenditori, che si occuperanno di moda. Per carità, le scelte strategiche e commerciali sono una cosa seria, e rinnovare i contratti non è un obbligo. Ma in un periodo di crisi come questo bisognerebbe innanzi tutto di buttare la gente in mezzo a una strada. Tanto più che il gruppo Cremonini ha già fatto sapere di non poter in alcun modo ricollocare il personale in servizio a Termini. In un braccio di ferro che si sta consumando sulle spalle dei lavoratori, che adesso rischiano seriamente la cassa integrazione e il licenziamento. A meno di novità dell’ultima ora che consentano di scrivere un lieto fine a questa vicenda. Che ha preso decisamente una brutta piega.

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