Stefania Camboni accoltellata a Fregene, trovata l’arma del delitto: la nuora Giada Crescenzi unica indagata

Fregene, a sinistra il coltello ritrovato, a destra nuora e suocera

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Fregene è trascorso poco più di un mese da quella tragica notte tra il 14 e il 15 maggio 2025, quando Stefania Camboni, 58 anni, è stata ritrovata senza vita nella sua villetta di via Santa Teresa di Gallura, a Fregene. Colpita da 34 coltellate, la donna è stata uccisa all’interno dell’abitazione condivisa con il figlio e la nuora. Da allora, le indagini si sono concentrate su un’unica persona: Giada Crescenzi, 29 anni, compagna del figlio della vittima e attualmente in carcere come unica indagata per l’omicidio.

Il ritrovamento decisivo a Fregene

Una svolta è arrivata nella giornata di ieri, 17 giugno. I carabinieri di Fregene, insieme al Nucleo Operativo Radiomobile di Ostia, hanno rinvenuto quello che potrebbe essere il coltello usato per l’omicidio.

L’arma è stata scoperta in un terreno adibito a deposito edile, situato a circa 100 metri dalla scena del crimine, in un’area compresa tra via Agropoli e via Santa Teresa di Gallura, isolata al traffico per permettere le operazioni.

Accanto al coltello, sono stati trovati anche una maglietta insanguinata e un cellulare, probabilmente appartenente alla vittima. Tre elementi chiave, finora mancanti, che potrebbero fornire le conferme definitive necessarie per incastrare il colpevole.

L’arma compatibile con il ceppo mancante

Secondo le prime valutazioni, il coltello recuperato corrisponderebbe a quello mancante da un ceppo da cucina della linea Masterchef trovato nel seminterrato della villetta. Ceppo che, come emerso dalle indagini, era stato portato nella nuova abitazione dalla coppia Crescenzi-Violoni dopo il trasloco.

Il coltello mancante non è mai stato rinvenuto fino al sopralluogo di ieri. Ora, in attesa delle analisi del DNA e delle impronte sugli oggetti ritrovati, le coincidenze sembrano stringere sempre più il cerchio intorno alla giovane donna, che continua però a proclamarsi innocente.

Le immagini di sorveglianza e la pista dei movimenti notturni

Decisivo il ruolo delle telecamere di sorveglianza presenti in via Agropoli, le stesse che hanno permesso agli inquirenti di individuare movimenti sospetti nella zona. Un’auto, compatibile con quella della famiglia, è stata ripresa mentre percorreva più volte il tragitto dalla villa al campo dove sono stati abbandonati i reperti.

Tempi compatibili con la possibilità che l’assassino si sia disfatto di arma e vestiti insanguinati pochi minuti dopo il delitto. La vettura in questione potrebbe essere stata guidata da Crescenzi. Mentre il compagno Francesco Violoni, secondo quanto accertato, si trovava fuori casa per lavoro già dalle 22 del 14 maggio. Dettaglio che gli fornirebbe un alibi solido.

Accertamenti scientifici in arrivo

I prossimi passaggi investigativi si concentreranno sugli accertamenti tecnici irripetibili previsti per il 24 giugno. Mentre il 23 giugno è stata fissata un’ispezione all’interno della villa da parte della famiglia della vittima. Assistita da un team di consulenti guidato dall’ex comandante del Ris, generale Luciano Garofano.

Le analisi sui reperti ritrovati potrebbero fornire le conferme decisive: impronte digitali, tracce biologiche e dati contenuti nel telefono cellulare recuperato potrebbero chiarire gli ultimi istanti di vita della vittima e definire con esattezza i movimenti di Giada Crescenzi.

Un’indagine in cerca della verità

Resta da chiarire se il coltello fosse effettivamente nella disponibilità dell’indagata al momento dell’omicidio o se, come sostiene la difesa. Fosse stato usato in precedenza dal compagno per cucinare e lasciato nella cucina. La dinamica dell’omicidio resta ancora oscura in alcuni punti, ma con il ritrovamento dei tre oggetti chiave, gli inquirenti sembrano ora più vicini alla verità definitiva.

Nel frattempo, la comunità di Fregene, ancora scossa dall’efferato delitto, osserva con attenzione ogni passo dell’inchiesta. Sullo sfondo, resta la tragedia familiare di una donna brutalmente uccisa, forse proprio da chi condivideva il suo stesso tetto.