«Un politico che si candida a sindaco come Carlo Calenda non può permettersi certe sceneggiate, come la pacca da coatto sulla spalla di Salvini. Roma merita rispetto». Così il vicedirettore del Tempo, Francesco Storace intervenendo oggi su La7 a Omnibus.
«Quel nervosismo di Carlo Calenda con la pacca sulla spalla di Salvini è stato un getto da coatto. Mi lascia basito anche quello che ha scritto dopo sui Social. “Salvini ha abbassato le penne”. Forse si aspettava di venire menato? Perché Calenda si deve ridurre a un livello da boxer mancato?».
Storace ha fatto riferimento all’arrivo del candidato sindaco Calenda durante un incontro a Porta Portese dove Salvini stava facendo campagna per Michetti sindaco. «Se la rivediamo quella scena, io ci vivo a Roma da sempre e quella pacca sulle spalle a me ricorda degli atteggiamenti e mi dispiace perché Calenda comunque come persona ha un suo valore ed era una persona rispettosa. Ieri invece ha agito quasi da coatto.
Storace: “Calenda chieda scusa e ammetta di avere esagerato”
“Ma Calenda non è accusato di essere dei Parioli?” Ironizza l’intervistatrice con Storace. L’ex governatore del Lazio ribatte che «si può anche sbagliare anche se si arriva dai migliori quartieri. E oltre alla pacca, non solo quello. Successivamente ha detto che Salvini ha “abbassato le penne”. Dopo il gesto c’è linguaggio. Ma Roma va rispettata – prosegue Storace – per la sua proprio la sua cultura perché Calenda, ti devi ridurre a un livello da boxer mancato?».
Quindi, Storace ha invitato Calenda a presentare le sue scuse. Deve riconoscere che ha esagerato con Salvini. E tendergli la mano virtualmente via social. Perché – prosegue l’ex governatore del Lazio arrivare a quel punto a me è capitato tante volte in campagna elettorale. Quando si fa politica attiva di incontrare un avversario a una manifestazione che stava poco distante, si dà una stretta di mano e un in bocca al lupo. Basta quello, non è che stai a fare queste scena per dimostrare ai tuoi chissà cosa? Calenda si voleva far menare da Salvini?».