Sul balcone come in guerra tra “Bella ciao” e “Viva il Duce” (video)
“Viva il Duce!”. Potrebbe essere una qualsiasi zona di Roma. Sembra San Giovanni, ma potrebbe essere ovunque. Un quartiere di Roma qualunque. Ecco che è successo. Nel corso di una esibizione canterina del popolo dei balconi, che “resiste” eroicamente in casa con luce, acqua corrente e riscaldamento, a qualcuno viene in mente di cantare quella canzone divisiva che “Bella ciao”. In questo momento di unità della nazione, cantare una canzone partigiana non è il massimo della solidarietà. Basta chiederlo a quelle migliaia di morti ammazzati dai partigiani a guerra finita. Ma forse l’esibizione non aveva connotati politici, forse era il frutto di un condizionamento culturale lungo settant’anni, poiché ai bambini delle elementari si insegna a cantare canzoni di questo genere, senza insegnare loro la storia della guerra civile in Italia. Ma il romano che ha urlato la sua protesta esasperato, non si ha fatto certo questi ragionamenti. Si è limitato a urlare dalla finestra un sonoro e catartico “Viva il Duce”, che ha soverchiato il coretto dei resistenti al calduccio di casa loro.
L’ignoranza poi, non ha limiti. Perché Bella ciao, diventata l’inno delle sardine e della sinistra in genere, non era affatto una canzone cantata dai partigiani. Come è stato appurato da più parti, la canzoncina è un canto popolare le cui origini sono incerte e oggetto di studio. Qualcuno ha ipotizzato che quella che si crede cantata dai partigiani, fosse in realtà una rivisitazione di un canto popolare con lo stesso titolo delle mondine padane. Peccato che fu composta dopo la guerra…