Sul focolaio di Fiumicino l’ombra di omessi controlli sugli stranieri

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Allarma il nuovo focolaio di coronavirus di Fiumicino. “Sono oltre 1.100 i tamponi eseguiti dal drive-in di Casal Bernocchi sulle persone collegate al caso del dipendente del bistrot di Fiumicino risultato positivo al coronavirus”. Lo dichiara il sindaco Esterino Montino. “Il drive-in di Casal Bernocchi sta lavorando ininterrottamente da 48 ore, notte e giorno – sottolinea ancora il sindaco -“. La Asl locale ha già chiuso due ristoranti. Sulla preoccupante vicenda è intervenuto il senatore della Lega William De Vecchis. “Presenterò un’interrogazione parlamentare per verificare quanto denunciato dall’avvocato Massimiliano Gabrielli che assiste i gestori delle due attività chiuse a Fiumicino”.

Fiumicino, controlli omessi sui bengalesi?

“Secondo il legale, il dipendente del locale Indispensa sarebbe entrato in contatto con il virus da un suo connazionale, sbarcato dal Bangladesh all’aeroporto di Fiumicino e posto in isolamento in una abitazione con altri suoi connazionali e poi risultato positivo. Qualora fosse vero che la Asl ha consentito il contatto con altre persone ad un soggetto a rischio, congiuntamente ad altri connazionali lasciati liberi di circolare, chiederò che il Ministro della Salute individui immediatamente i responsabili. Mentre ai nostri commercianti e imprenditori vengono imposti protocolli rigidi e pesanti sanzioni, non è accettabile che le autorità preposte ai controlli si muovano con leggerezza quando si tratta di cittadini stranieri, mettendo in pericolo i lavoratori, le attività e i clienti del nostro territorio”.

Chiusi due locali nel comune

“Non vorrei – dice il senatore leghista – che tutto ciò fosse la conseguenza di un accanimento nei confronti delle attività sul litorale. Chiediamo maggiori controlli nei confronti dei cittadini stranieri in entrata. Invece sembrano liberi di circolare sul territorio senza regole ed esenti da sanzioni. Portando il contagio in casa e nei luoghi di lavoro di chi si impegna con sacrificio, seguendo tutte le regole disposte dal governo”.

I titolari: abbiamo rispettato le regole

Infatti i titolari dell’attività commerciale chiusa dalla Asl fanno sapere di aver rispettato tutti i protocolli. Con tanto di tenuta del registro quotidiano delle temperature dei dipendenti e delle presenze clienti. E messo a disposizione delle autorità sanitarie con oltre 700 riferimenti per il contact tracing nel periodo attenzionato. “Il problema – insistono – sembrerebbe invece legato ad una inadeguata politica di controllo, isolamento e quarantena dei cittadini provenienti in aereo dal Bangladesh. Dopo un primo viaggiatore in Aeroporto il 22 giugno positivo al coronavirus, un altro viaggiatore sintomatico sarebbe stato messo in isolamento volontario in una abitazione con altri concittadini del Bangladesh, tra i quali il lavapiatti positivo ai controlli”.

A Fiumicino accanimento contro le attività?

Lo sostiene  prosegue l’avvocato Gabrielli. “Dalle verifiche potrebbe rusltare che un soggetto a rischio era libero di stare a contatto con altre persone che continuavano a uscire di casa e lavorare. Quindi portando il contagio anche in casa dei titolari del ristorante e dei loro familiari. Chiederemo conto delle gravissime responsabilità su quanto è accaduto”.