Supermercati presi d’assalto, è psicosi da conflitto

Da qualche giorno è scoppiata anche in Italia e a Roma la psicosi da conflitto. Con la paura che la guerra in corso tra Russia e Ucraina possa avere pesanti effetti anche sulla disponibilità di beni di prima necessità e di generi alimentari. Così è partita la ‘caccia’ ai prodotti di uso più comune in tantissimi supermercati, con gli scaffali che presto si sono svuotati. Complice anche il rallentamento della produzione e della movimentazione delle merci, causato dal repentino rincaro dei carburanti e dell’energia. Un quadro però che deve essere tenuto sotto controllo, per evitare una spirale viziosa. Che potrebbe far scattare l’inflazione a percentuali che non si vedevano dalla crisi petrolifera degli anni ‘70.

Acquisti limitati ai supermercati

Nelle scorse ore un susseguirsi di ansia e paura sui social network ha causato file alle casse e affollamento in moltissimi negozi di Roma. In alcuni supermercati come Europin, Todis e Carrefour, sono comparsi cartelli per impedire acquisti di massa. Una prassi che non tutte le catene seguono.

“Ci sono state spese particolari negli ultimi giorni. Persone che hanno comprato più del solito, in particolare olio di semi di girasole, ma Conad non ha dato alcuna indicazione né a livello centrale né territoriale, per porre restrizioni alla vendita di beni disponibili”. È quanto fanno sapere dalla Conad, interpellati dall’Adnkronos.

L’olio di semi di girasole in effetti “si sta esaurendo” sugli scaffali. E “tra un po’ mancherà perché manca la materia prima, ma verrà sostituito da prodotti surrogati e, per le famiglie non sarà un grosso problema. Lo sarà piuttosto per l’industria alimentare che dovrà trovare un surrogato di pari qualità per la produzione di alcuni cibi”. Ma prodotti quali biscotti, maionese, sughi e fritture, “non mancheranno, ci saranno nei negozi con regolarità – rassicurano da Conad -. Noi non vogliamo alimentare una psicosi che non ha ragione di essere”.

I prodotti più cari

La corsa al prodotto, però, non si sta facendo solamente perché c’è il timore che le risorse possano scarseggiare. Negli ultimi giorni, infatti, si è registrato un aumento dei prezzi evidente. Secondo l’analisi di Coldiretti, fatta su dati Istat aggiornati a febbraio 2022, il pane è aumentato del 5%, la farina del 9%, la pasta del 12%, la carne del 3%, il burro dell’11%, il pesce del 6%, l’olio di girasole e semi del 19%, la frutta fresca del 7% e la verdura fresca addirittura del 17%.

“In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – spiega la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni”. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.