Tangenziale est, ultime demolizioni. Ma i cittadini protestano

Tangenziale est
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Ultima settimana di demolizioni per la tangenziale est di Roma. Per quel tratto che va dalla stazione Tiburtina a via Prenestina e che comunemente è definito ecomostro. Talmente brutto da convincere Paolo Villaggio a girarci un pezzo del suo film dedicato all’indimenticabile ragionier Fantozzi. Che in ritardo al lavoro, si gettava direttamente dalla finestra sul tetto dell’autobus. Tanto macchine e mezzi pubblici percorrevano quel tratto di sopraelevata all’altezza dei fabbricati.

Il progetto

Un progetto che parte da lontano quello dell’abbattimento. Un accordo di programma firmato all’alba degli anni duemila dall’allora sindaco Veltroni con i vertici di Ferrovie. Occasione, la nascita del nuovo scalo Tiburtina e l’interramento di parte della tangenziale sotto ai binari. Si pensò allora alle demolizioni anche per la parte sopraelevata, riqualificando tutta la zona. Poi le lungaggini burocratiche hanno fatto slittare l’avvio dei lavori fino all’agosto dello scorso anno. E la sindaca Raggi ci è saltata sopra. Legittimamente per carità. È giusto però ricordare che dei sette milioni e mezzo del costo dell’opera il comune ne metterà solo una piccola parte.

Nuove demolizioni, ultima settimana per l’ecomostro

Dunque è partita in pompa magna l’ultima settimana di demolizioni per l’ecomostro noto a Roma come tangenziale est. I lavori erano stati inaugurati dalla stessa sindaca Raggi nell’agosto 2019. Se il corno programma verrà rispettato, si concluderanno in 450 giorni. Non sono mancati i disagi in questi sette mesi, ed era facile immaginarselo. La chiusura delle rampe di accesso alla stazione e la limitazione alla circolazione nelle vie limitrofe al cantiere ha messo a dura prova la pazienza di residenti e automobilisti romani. Ma l’opera era attesa da molti anni, e almeno all’inizio ha prevalso l’entusiasmo.

Insieme alle demolizioni iniziano le proteste

Voce isolata quella di qualche operatore, peraltro non trascurabile. Come ad esempio chi gestisce il capolinea dei bus ‘economici’ che garantiscono il collegamento tra le varie regioni dell’Italia. Terminal che dai lavori ha subito danni ingenti. Ora però sono gli stessi cittadini a volerci vedere chiaro. Perché sembra che il loro progetto sulla riqualificazione della zona sia stato di fatto abbandonato. Si lavorerà di notte per tutta la prossima settimana, per terminare gli ultimi lavori di abbattimento della sopraelevata della tangenziale est in prossimità della stazione Tiburtina. La chiusura di via Masaniello e nuovi sensi unici in zona sono già stati annunciati dal Campidoglio. Ma non è questo che ha fatto infuriare i residenti, che pure avevano applaudito la Raggi all’inizio dei lavori.

Le macchine davanti alla stazione

È stato necessario abbattere degli alberi per terminare i lavori delle demolizioni. E siccome da queste parti il verde scarseggia, è scattata subito la protesta. Il comune ha assicurato che saranno ripiantate 43 nuove essenze arboree, che dovrebbero essere melograni. Ma nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che è scoppiata un’altra grana. Il progetto originario condiviso con la cittadinanza prevedeva la pedonalizzazione dell’intera area, con la completa sistemazione a verde pubblico. Invece la gente ha scoperto che le macchine davanti alla stazione Tiburtina ci passeranno ancora, solo che rasoterra anziché sulla sopraelevata. E apriti cielo. Neanche la passeggiata pedonale che verrà realizzata fino a largo Mazzoni è riuscita a rasserenare gli animi, e molti si sono sentiti presi in giro.

La difesa del comune

L’assessore Luca Montuori prende le difese della sindaca Raggi e della giunta. Per il comune era impossibile fare di più, spiega Montuori. Se avessimo seguito il progetto dei cittadini sarebbe saltato tutto l’appalto, e la tangenziale non sarebbe mai stata abbattuta. Abbiamo scongiurato il parcheggio davanti alla stazione, per il resto una volta terminata la riqualificazione potremmo bandire un concorso internazionale per la sistemazione definitiva dell’area. Ma tra la gente ora serpeggia il malcontento.  E non avere più l’ecomostro davanti alle case tra qualche mese ora non basta. Perché anche questa per la città di Roma rischia di essere l’ennesima occasione persa. Per fare finalmente qualcosa di più.