Tar Lazio respinge ricorsi su nuovo tariffario, Uap: «Faremo ricorso al Consiglio di Stato»

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Il Tar del Lazio ha respinto le richieste con le quali l’Anmed – Associazione nazionale di medicina, diagnostica, salute e benessere e alcuni laboratori di analisi cliniche contestavano – chiedendone la sospensione dell’efficacia – il decreto del ministero della Salute relativo all’intesa sullo schema di decreto sulla «Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica», ovvero il Tariffario delle cure e prestazioni garantite ai cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale

Uap: Decisione che desta preoccupazione

La decisione del Tar del Lazio “pur rappresentando un pronunciamento in sede cautelare, desta profonda preoccupazione per le ripercussioni che l’applicazione immediata del nuovo tariffario comporterà sul sistema sanitario, in particolare nelle Regioni soggette a piani di rientro. La motivazione dell’ordinanza appare sorprendente, poiché trascura completamente le evidenze documentali fornite dalle strutture ricorrenti, che dimostrano in modo chiaro e puntuale le gravi conseguenze economiche e assistenziali derivanti dall’applicazione del nuovo tariffario”. Così l‘Uap (l’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata) in una nota commenta l’ordinanza del Tar del Lazio che ha respinto alcuni ricorsi contro il nuovo tariffario.

Rinuncia alla sospensiva

“Inoltre, la decisione sembra essere influenzata dal fatto che alcuni operatori sanitari presenti prevalentemente nel Nord Italia, abbiano accettato la proposta del Tar di rinunciare alla sospensiva in cambio della fissazione dell’udienza di merito per il 27 maggio 2025, poiché non subirebbero alcun danno economico. Tuttavia – prosegue Uap – questo elemento non può giustificare un diniego generalizzato della sospensiva per tutti i ricorrenti, poiché il contesto operativo di tali aziende è significativamente diverso da quello delle strutture sanitarie accreditate attive nelle Regioni in piano di rientro”.

Adeguare le tariffe al nuovo nomenclatore

“È un dato di fatto che le Regioni del Nord Italia, non vincolate da tali piani, abbiano avuto la possibilità di adeguare le tariffe al nuovo nomenclatore, come dimostra la decisione dell’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, di integrare i fondi per evitare una perdita rilevante. Al contrario – ricorda l’associazione – le strutture sanitarie del Sud Italia, vincolate ai piani di rientro e dunque impossibilitate a rivedere le tariffe, si trovano oggi in una situazione di estrema criticità, con il concreto rischio di chiusura o acquisizione a prezzi irrisori. Poiché il nomenclatore, com’è noto, si applica anche alle prestazioni delle strutture sanitarie pubbliche, non può sottacersi il rischio di ulteriore deficit per quelle del medesimo sud, in fase di risanamento”.

Rivalutare la vicenda

L’Uap ritiene che questa decisione “non abbia tenuto adeguatamente conto della frammentazione del sistema sanitario tra le Regioni italiane e auspica che il Consiglio di Stato, cui verrà prontamente presentato ricorso, possa rivalutare la vicenda con un approccio più aderente alla realtà dei fatti e ai principi giuridici applicabili”.

Orientamento del Tar Lazio

“Preoccupa inoltre il cambiamento di orientamento del Tar Lazio rispetto alla precedente sospensione del tariffario con decreto monocratico, nella quale il giudice aveva chiaramente riconosciuto che il decreto ministeriale è stato adottato dopo oltre 20 anni dall’ultimo aggiornamento, ‘escludendo dunque la sussistenza di un’urgenza tale da giustificare un’applicazione immediata senza adeguate misure di compensazione’. Infine, i documenti prodotti dallo stesso Ministero nel corso del procedimento confermano che l’applicazione del nuovo tariffario, senza correttivi adeguati, condurrà alla chiusura di molte strutture sanitarie accreditate ed a problemi di deficit ulteriore per le strutture sanitarie pubbliche, con conseguenze gravi per i cittadini: l’aumento delle liste d’attesa nel pubblico, la riduzione dell’accesso alle cure e il rischio che solo chi potrà permettersi cure private possa continuare a ricevere assistenza sanitaria tempestiva”, conclude l’Uap.

Tavolo di confronto con il Ministero della Salute

L’U.A.P. ha ribadito la richiesta, già avanzata il 15 gennaio, di un tavolo di confronto con il Ministero della Salute per correggere le tariffe del nuovo nomenclatore tariffario. L’applicazione di tali tariffe potrebbe aggravare le liste di attesa e creare difficoltà nelle regioni in piano di rientro.

Mancata disponibilità del Ministero a dialogare

L’associazione sottolinea che le azioni legali sono state necessarie a causa della mancata disponibilità del Ministero a dialogare con le principali associazioni di categoria. Già dal 12 luglio erano state presentate proposte di modifica per evitare che le strutture private accreditate e gli ospedali pubblici fossero costretti a operare in perdita, penalizzando i pazienti.

Tariffe non sono state adeguate da oltre 20 anni

Si evidenzia che le tariffe non sono state adeguate da oltre 20 anni e non coprono i costi di gestione. Di conseguenza, molti medici potrebbero rifiutarsi di effettuare prestazioni sotto costo, come la visita cardiologica con elettrocardiogramma, rimborsata solo €17,50, peggiorando ulteriormente le liste di attesa.

Azioni legali per tutelare la salute dei cittadini

La mancanza di disponibilità a trovare soluzioni ha spinto le strutture sanitarie rappresentate da U.A.P. ad agire legalmente per tutelare la salute dei cittadini, sperando nel supporto degli Organi Giudiziari per evitare un peggioramento della situazione.